Dopo l’attesissima inaugurazione del Grand Egyptian Museum a Giza, avvenuta ufficialmente sabato 1 novembre 2025, gli egittologi hanno riacceso le richieste di restituzione di reperti storici sottratti durante il periodo coloniale. Tra gli oggetti rivendicati spiccano la Stele di Rosetta, fondamentale per la decifrazione dei geroglifici, attualmente conservata al British Museum di Londra, lo Zodiaco del Louvre e il Busto di Nefertiti, custodito a Berlino. Queste richieste sono state amplificate dalle recenti dichiarazioni di Zahi Hawass, ex ministro del Turismo e delle Antichità egizie, noto archeologo, che ha evidenziato la necessità di un cambiamento nell’atteggiamento dei musei europei verso il patrimonio culturale egiziano.
Dichiarazioni di Zahi Hawass
Hawass ha affermato che è giunto il momento per i musei occidentali di restituire ciò che è stato prelevato durante il periodo coloniale. In un’intervista rilasciata alla BBC, ha esposto le sue richieste: “Voglio due cose: primo, che i musei smettano di acquistare artefatti rubati; secondo, che vengano restituiti tre oggetti fondamentali: la Stele di Rosetta dal British Museum, lo Zodiaco del Louvre e il Busto di Nefertiti da Berlino“. Queste parole sono state accolte con favore da altri esperti del settore, tra cui Monica Hanna, co-fondatrice nel 2022 di una campagna per il ritorno della Stele di Rosetta. Hanna ha sottolineato che l’apertura del Grand Egyptian Museum rappresenta un passo importante per l’Egitto, pronto a rivendicare ufficialmente la restituzione di beni culturali sottratti in modo illecito. “L’inaugurazione di questo museo invia un messaggio chiaro: l’Egitto ha fatto i compiti a casa e ora è pronto a chiedere ufficialmente la restituzione di queste opere”, ha dichiarato Hanna.
Posizione del British Museum
In risposta alle richieste di restituzione, il British Museum ha comunicato di non aver ricevuto alcuna richiesta formale dal governo egiziano riguardo alla Stele di Rosetta. Un portavoce del museo ha chiarito che “la Stele di Rosetta è uno dei 29 decreti ufficiali della dinastia tolemaica, scritti in tre lingue, tra cui il greco antico, che ha svolto un ruolo cruciale nella decifrazione dei geroglifici“. Inoltre, il British Museum ha fatto notare che, in base alla legge britannica del 1963, non è possibile restituire oggetti dalla sua collezione, salvo eccezioni specifiche. La Stele di Rosetta, scoperta nel 1799 durante le campagne napoleoniche in Egitto, fu ceduta al Regno Unito nel 1801 con il Trattato di Alessandria dopo la sconfitta francese. Da allora, è diventata uno dei pezzi più iconici della collezione del museo, ma la sua appartenenza a un’istituzione europea continua a generare polemiche, soprattutto in un contesto di crescente consapevolezza riguardo ai beni culturali sottratti.
Significato del Grand Egyptian Museum
L’inaugurazione del Grand Egyptian Museum, che si estende su un’area di 120 acri e ospita oltre 50.000 reperti, segna la conclusione di un’opera monumentale durata più di vent’anni. Questo progetto ha affrontato numerose difficoltà , tra cui instabilità politica, la pandemia di COVID-19 e conflitti regionali. Con un investimento che ha superato il miliardo di dollari, il museo non solo mira a diventare il nuovo centro del turismo internazionale in Egitto, ma rappresenta anche una vetrina per la cultura e la storia millenaria del Paese. Tra i tesori esposti, oltre alla replica della Stele di Rosetta, figurano reperti provenienti dalla tomba di Tutankhamon, presentati in una nuova luce.
Nonostante le affermazioni del British Museum, la questione della restituzione dei reperti culturali rimane un tema controverso. Mentre alcuni esperti e attivisti chiedono un risarcimento simbolico per il danno culturale subito, altri sostengono il principio della conservazione universale in musei che offrono un contesto di ricerca e conservazione altrimenti difficile da garantire. La discussione sulla Stele di Rosetta e il futuro dei beni culturali continua a essere cruciale nelle relazioni internazionali tra l’Egitto e le potenze europee.
