Trump, Ucraina e riforme: le sfide di Giorgia Meloni nel 2025

Lorenzo Di Bari

Dicembre 30, 2025

Il terzo anno di governo di Giorgia Meloni si è rivelato cruciale per il suo operato, consolidandola come leader di uno dei più longevi esecutivi nella storia della Repubblica Italiana. Nel 2025, il Paese ha registrato uno spread ai minimi storici e indicatori economici incoraggianti, con le agenzie di rating che hanno riconosciuto la stabilità dell’attuale amministrazione.

Il concetto di ponte nel 2025 di Giorgia Meloni

Il 2025 per Giorgia Meloni può essere descritto attraverso il termine “ponte”. Questo concetto rappresenta la sua capacità di fungere da intermediario tra le politiche commerciali aggressive dell’ex presidente Trump e le necessità europee. Meloni ha cercato di costruire un collegamento tra l’Africa e l’Europa, seguendo le linee del Piano Mattei. Inoltre, ha affrontato le sfide interne della sua coalizione, cercando di mantenere un equilibrio tra le diverse esigenze dei suoi alleati di governo. L’opera del ponte di Messina, simbolo dell’attuale esecutivo, è finita sotto l’attenzione della magistratura contabile, mentre la premier ha usato l’ironia per liquidare le manifestazioni della Cgil, definendole un “weekend lungo”.

Mediazione e stabilità nel governo

Nel suo terzo anno al governo, Meloni ha impostato la sua azione sulla mediazione, sia in ambito nazionale che internazionale. Ha affrontato un anno difficile, caratterizzato da conflitti e accordi fragili, tensioni commerciali e le conseguenze delle politiche di Trump, che hanno dominato le questioni più urgenti sul suo tavolo. Nonostante i contrasti interni, la stabilità della maggioranza è stata valutata positivamente dalle principali agenzie di rating, come Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, che hanno sottolineato l’importanza della continuità politica per la tenuta del debito pubblico e l’attrattività dei Buoni del Tesoro Italiani. I dati Istat hanno evidenziato un’occupazione record, con oltre 24,2 milioni di occupati e un tasso di disoccupazione attorno al 6%, risultati che l’esecutivo attribuisce alle proprie politiche economiche.

Il legame con Trump e le sue conseguenze

Il 2025 per Meloni è iniziato sotto il segno di un incontro significativo con Trump. Il 4 gennaio, mentre l’Europa rifletteva sul ritorno dell’ex presidente alla Casa Bianca, Meloni ha visitato Mar-a-Lago, dove ha discusso questioni cruciali, tra cui il caso della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta in Iran. Grazie ai canali della nuova amministrazione statunitense, Meloni è riuscita a ottenere il suo rilascio, consolidando il suo ruolo come interlocutrice di Trump. Nelle settimane successive, ha partecipato all’insediamento ufficiale di Trump a Washington, un evento storico per un capo di governo italiano, e ha affrontato una serie di temi di rilevanza internazionale, tra cui commercio e sicurezza.

Questo legame privilegiato ha caratterizzato l’intero anno politico, con riconoscimenti da parte della stampa internazionale e missioni istituzionali di grande rilevanza. Meloni ha svolto un ruolo di mediatrice, cercando di armonizzare le posizioni americane con quelle europee. Ad aprile, durante una visita alla Casa Bianca, ha discusso i dazi commerciali, mentre a maggio ha riunito a Palazzo Chigi il vicepresidente statunitense e la presidente della Commissione Europea, per tentare di ricucire i rapporti tra Washington e Bruxelles.

Le sfide in Medio Oriente e in Ucraina

Nel 2025, la posizione di Meloni riguardo al conflitto in Medio Oriente ha mostrato un approccio più pragmatico. Pur ribadendo il diritto di Israele a difendersi, ha criticato le azioni di Tel Aviv in relazione alla crisi umanitaria in corso, definendo la reazione israeliana “sproporzionata”. Questo equilibrio ha trovato espressione nel sostegno al piano di pace promosso dagli Stati Uniti, firmato a Sharm el Sheikh in autunno. Tuttavia, questa posizione ha suscitato tensioni interne, con manifestazioni di solidarietà verso gli attivisti filo-palestinesi.

Oltre agli incontri con Trump, Meloni ha partecipato a vertici NATO e conferenze internazionali, affrontando la questione della ricostruzione dell’Ucraina. La guerra tra Mosca e Kiev continua a essere un tema delicato, e Meloni ha cercato di mantenere un fronte unito tra gli alleati, pur consapevole delle crepe che si sono aperte a causa della durata e dei costi del conflitto. Si è mostrata ferma nel sostenere Kiev, ma ha anche cercato spazi diplomatici per future trattative, sottolineando l’importanza di una pace giusta.

Durante il summit NATO di giugno all’Aia, gli alleati hanno concordato di aumentare le spese per la difesa, accogliendo le richieste statunitensi. Questo incremento ha generato tensioni all’interno della maggioranza, in particolare con la Lega. Al Consiglio Europeo di dicembre, Meloni ha confermato il sostegno all’Ucraina, escludendo però l’invio di soldati italiani e ribadendo la necessità di mantenere la pressione su Mosca.

Le questioni interne e le riforme

Sul fronte interno, il governo ha affrontato una serie di sfide. La riforma del premierato ha proceduto lentamente, mentre è stata approvata la legge sulla separazione delle carriere, un elemento chiave del programma del centrodestra, destinato a un voto referendario nel 2026. Questa riforma ha riacceso il conflitto tra esecutivo e magistratura, complicato dal caso di Osama Almasri, il cui rimpatrio in Libia ha sollevato polemiche e accuse di violazione degli obblighi internazionali.

Un altro tema caldo è stato il caso di Daniela Santanchè, la ministra del Turismo, coinvolta in inchieste che hanno generato malumori all’interno della maggioranza. Meloni ha difeso la sua ministra, ma la questione è rimasta al centro del dibattito pubblico.

L’anno si è concluso con la legge di bilancio, un provvedimento da oltre 22 miliardi di euro, caratterizzato da un controverso contributo di solidarietà richiesto agli istituti bancari. Questo ha portato a un acceso confronto tra Lega e Forza Italia, con Meloni che ha dovuto mediare tra le diverse posizioni. Alla fine, nonostante le tensioni, è riuscita a trovare un compromesso.

Il 2025 ha rappresentato una prova significativa per la stabilità del governo Meloni. Nonostante una maggioranza solida e sondaggi favorevoli per Fratelli d’Italia, la premier si è trovata a gestire un centrodestra segnato da rivalità interne e divergenze strategiche. L’equilibrio della coalizione rimane delicato, con la Lega e Forza Italia che si muovono su binari diversi. Un’immagine simbolo dell’anno è quella di Meloni sul palco di Atreju, accanto ai leader della coalizione, a sottolineare la necessità di unità in vista delle prossime sfide politiche. La strada verso il 2027 è ancora da percorrere, ma le fondamenta sembrano solide.

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