Giovani italiani in emigrazione: 630mila all’estero dal 2011 al 2024 secondo il Cnel

Marianna Ritini

Dicembre 30, 2025

Di fronte a un fenomeno di emigrazione che si configura come un vero e proprio esodo strutturale, la classe dirigente italiana è chiamata a una riflessione profonda e necessaria. È fondamentale avviare riforme di ampio respiro, con una visione a lungo termine, per affrontare questa sfida.

Giovani in fuga dall’Italia: un dato allarmante

Un rapporto del CNEL mette in luce la situazione preoccupante dei giovani italiani che lasciano il Paese. Tra il 2011 e il 2024, sono stati 630mila i giovani tra i 18 e i 34 anni che hanno scelto di emigrare, un numero che equivale alla popolazione di una città come Palermo. Le motivazioni alla base di questa scelta sono chiare: le migliori opportunità lavorative si collocano al primo posto, seguite dalla maggiore efficienza dei servizi pubblici, dal riconoscimento dei diritti civili e da una qualità della vita superiore. Il rapporto del CNEL evidenzia che l’Italia sta perdendo una parte significativa e qualificata della sua gioventù, un fenomeno che non è episodico ma strutturale, senza che ci sia una compensazione da parte di arrivi equivalenti da altri Paesi.

La fuga dei giovani: i numeri non mentono

Analizzando i dati, emerge che il 49% dei giovani emigrati proviene dalle regioni del Nord, mentre il 35% dal Mezzogiorno. Nel periodo recente, tra il 2022 e il 2024, il fenomeno si è accentuato, con una quota di laureati tra gli emigrati che ha raggiunto il 42,1%, in aumento rispetto al 33,8% dell’intero arco temporale. Solo nel 2024, 78mila giovani hanno lasciato l’Italia, un numero che rappresenta il 24% delle nascite nello stesso anno. Questi dati pongono interrogativi sul futuro del Paese e sulla necessità di interventi mirati.

Il valore economico della fuga: un costo per il Paese

Il capitale umano che ha lasciato l’Italia tra il 2011 e il 2024 ha un valore stimato di circa 160 miliardi di euro, corrispondente al 7,5% del PIL. Questo valore rappresenta il costo sostenuto dalle famiglie e dal settore pubblico per l’istruzione e la crescita dei giovani che ora vivono all’estero. Le regioni più colpite da questa emigrazione sono la Lombardia, con un valore di 28,4 miliardi, seguita dalla Sicilia e dal Veneto. La perdita di capitale umano non è solo un problema sociale, ma anche un grave danno economico per il Paese.

Destinazioni preferite: dove vanno i giovani italiani

Le destinazioni più ambite dai giovani italiani sono il Regno Unito, che accoglie il 26,5% degli emigrati, seguito dalla Germania con il 21,2%. Altri Paesi di destinazione includono la Svizzera (13,0%), la Francia (10,9%) e la Spagna (8,2%). Le scelte migratorie variano notevolmente a seconda delle regioni di provenienza: ad esempio, quasi la metà dei giovani dall’Alto Adige si trasferisce in Austria, mentre dal Meridione la Germania è la meta principale, con percentuali che raggiungono il 30,4%.

Riflessioni sul futuro: cosa può rendere l’Italia più attrattiva?

Il quadro delineato dal CNEL solleva interrogativi cruciali. È possibile considerare questo fenomeno come irreversibile? Quali misure potrebbero rendere l’Italia più attrattiva per i giovani? Queste domande richiedono una seria riflessione da parte della classe dirigente, che deve impegnarsi per invertire questa tendenza. È essenziale intervenire su aspetti come l’istruzione, il mercato del lavoro e i salari. La sfida consiste nel creare condizioni favorevoli che possano incoraggiare il ritorno dei giovani talenti e attrarre quelli che ancora non hanno lasciato il Paese. Riforme incisive e una visione a lungo termine sono fondamentali per affrontare questa crisi demografica e sociale.

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