Elvis Demce, noto esponente del narcotraffico albanese a Roma, è stato recentemente sottoposto al regime di 41 bis, una misura di detenzione severa che segna un precedente per i membri di questo gruppo criminale nella capitale italiana. Attualmente, Demce sta scontando una pena definitiva di 15 anni e 4 mesi per traffico di droga e una condanna non definitiva di 18 anni e mezzo per il tentato omicidio di Alessio Marzani, il quale fu ferito da colpi di arma da fuoco nell’ottobre 2020. La decisione di applicare il 41 bis è stata presa pochi giorni prima di Natale 2025, in seguito a indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma e dai carabinieri del Nucleo Investigativo.
Dettagli sul provvedimento e sul passato di Demce
Elvis Demce, già in carcere da tempo, è stato oggetto di un provvedimento che segna un passo significativo nella lotta contro il narcotraffico in Italia. Le autorità hanno deciso di applicare il 41 bis in quanto Demce continuava a gestire attività illecite anche dall’interno del carcere. Le indagini hanno rivelato che, nonostante la detenzione, il narcotrafficante era in grado di comunicare e impartire ordini per sequestri ed estorsioni. Tra le sue vittime si trovava un commerciante di auto, costretto a fornire informazioni su rivali legati a Fabrizio Fabietti, un altro noto criminale romano.
Demce ha un passato controverso legato a Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come ‘Diabolik’, il leader degli Irriducibili, assassinato nel parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019. La connessione tra Demce e Piscitelli ha sollevato interrogativi sulla rete criminale che opera nella capitale e sulle dinamiche di potere all’interno del narcotraffico. Solo pochi giorni dopo l’emissione della nuova ordinanza di custodia cautelare, un ordigno è stato trovato nei pressi dell’abitazione della famiglia di Demce, suggerendo possibili riposizionamenti nei rapporti di forza tra bande rivali.
La posizione della difesa e le prossime mosse legali
La difesa di Elvis Demce, rappresentata dagli avvocati Massimiliano Capuzi e Marco Franco, ha già avviato procedimenti legali per contestare il provvedimento del 41 bis. Gli avvocati hanno presentato un’istanza al ministro della Giustizia per chiedere la sospensione dell’esecuzione della misura. Capuzi ha dichiarato all’Adnkronos che non ci sarebbero le condizioni per applicare il carcere duro a Demce, sottolineando che il suo assistito non ha mai ricevuto condanne per associazione mafiosa o per agevolazione.
In aggiunta, la difesa ha evidenziato che, nel corso degli ultimi cinque anni, Demce è stato trasferito in istituti penitenziari privi di strutture adeguate per la tutela della salute mentale, fatta eccezione per l’ultimo, situato a Secondigliano, dove sono presenti articolazioni specifiche per la salute mentale. Gli avvocati intendono presentare un reclamo al tribunale di Sorveglianza, sostenendo che le condizioni di salute di Demce, come confermato da perizie e valutazioni effettuate in carcere, non siano state adeguatamente considerate nel provvedimento di 41 bis.
Le autorità continueranno a monitorare la situazione, mentre l’attenzione rimane alta sulla lotta contro il narcotraffico e le sue ramificazioni nella capitale italiana.
