Myanmar: seggi aperti in un clima di repressione e opposizione, senza Suu Kyi

Marianna Ritini

Dicembre 28, 2025

Il 28 dicembre 2025, il Myanmar ha avviato le prime elezioni legislative dopo il colpo di Stato avvenuto nel febbraio 2021. Questo evento ha portato alla presa di potere da parte della giunta militare, guidata dal generale Min Aung Hlaing, e ha innescato un conflitto armato che ha devastato il Paese. Le votazioni si svolgono nelle principali città sotto il controllo del regime, tra cui Rangoon, Mandalay e Naypyidaw. Nonostante il governo militare presenti queste elezioni come un passo verso la democrazia, la comunità internazionale ha sollevato forti critiche, definendo il processo come irregolare e privo di legittimità.

Dettagli delle elezioni in Myanmar

Le elezioni legislative rappresentano un tentativo della giunta militare di legittimare il proprio potere, ma sono state accolte con scetticismo da molti osservatori. Le votazioni hanno avuto inizio nelle città principali e, secondo le autorità, dovrebbero segnare un ritorno alla normalità. Tuttavia, le realtà sul campo raccontano una storia diversa. Molti cittadini non possono partecipare a causa della violenza e del conflitto in corso in diverse regioni del Paese. La giunta militare ha escluso la principale forza politica, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), guidata da Aung San Suu Kyi, attualmente detenuta e condannata a una pena complessiva di 27 anni.

Le elezioni sono state programmate in tre fasi: la prima fase si svolgerà per un mese, seguita da un secondo turno tra due settimane e una terza fase prevista per il 25 gennaio 2026. Il generale Min Aung Hlaing ha espresso fiducia nel processo, affermando che le elezioni sono “libere ed eque”. Tuttavia, il Partito dell’Unione, della Solidarietà e dello Sviluppo, legato ai militari, è considerato il favorito, suscitando ulteriori preoccupazioni riguardo alla trasparenza del voto.

Critiche e osservazioni internazionali

Le elezioni sono state oggetto di ampie critiche da parte di numerosi Paesi occidentali e organizzazioni per i diritti umani. L’Onu ha sottolineato l’importanza di un processo elettorale che sia “libero, equo, inclusivo e credibile”, capace di riflettere la reale volontà del popolo birmano. Tuttavia, la repressione di qualsiasi forma di opposizione da parte della giunta ha sollevato interrogativi sulla possibilità di un voto realmente democratico.

Molti osservatori temono che le elezioni possano aggravare ulteriormente le tensioni già esistenti nel Paese, dato il clima di paura e repressione che caratterizza la situazione attuale. Le zone colpite dal conflitto armato tra la giunta e i gruppi ribelli rimangono escluse dalle operazioni elettorali, privando una parte significativa della popolazione della possibilità di esercitare il proprio diritto di voto. La mancanza di un ambiente sicuro e la continua violazione dei diritti umani pongono interrogativi sulla legittimità di questo processo elettorale, che si presenta come un tentativo di mantenere il controllo da parte della giunta militare.

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