Il professor Chris Buck, virologo del National Cancer Institute di Bethesda, Maryland, è attualmente impegnato nella creazione di un vaccino innovativo contro i poliomavirus. Questi virus sono noti per essere associati a vari tumori e a gravi malattie in individui con un sistema immunitario compromesso. Buck è un esperto nel campo, avendo scoperto quattro dei tredici poliomavirus che colpiscono gli esseri umani.
Buck ha intrapreso un progetto audace: sviluppare un vaccino che potrebbe essere somministrato in un formato inusuale, ovvero all’interno di una lattina o di un bicchiere di birra. Questa iniziativa, che si protrae da circa quindici anni, ha portato il virologo a realizzare una birra speciale, utilizzando un protocollo non approvato dai National Institutes of Health (NIH). Poiché non gli è consentito di testare la birra su se stesso nel contesto della sua professione, Buck ha fondato la Gusteau Research Corporation, una no-profit creata al di fuori del NIH. Il nome della compagnia trae ispirazione dal personaggio di Auguste Gusteau, lo chef del film “Ratatouille”.
La sperimentazione in famiglia e i risultati
Il 17 dicembre 2025, Buck ha reso noti i risultati delle sue ricerche sulla piattaforma Zenodo.org. Ha riportato di aver sviluppato anticorpi contro diversi poliomavirus dopo aver consumato la birra, senza riportare effetti collaterali. La sperimentazione ha coinvolto anche il fratello di Buck, Andrew, e altri membri della famiglia. È importante notare che le pubblicazioni di Buck non sono state sottoposte a revisione da parte di esperti del settore.
Un comitato etico del NIH ha espresso preoccupazioni riguardo alla pubblicazione dei dati da parte di Buck sul server bioRxiv.org, ritenendo inammissibile procedere con un auto-esperimento. Buck ha commentato che la burocrazia sta ostacolando il progresso scientifico, sottolineando che è inaccettabile che persone continuino a morire senza conoscere il potenziale di questo vaccino.
I dubbi della comunità scientifica
L’approccio di Buck ha suscitato interrogativi all’interno della comunità scientifica. Secondo quanto riportato da Science News, il virologo ha presentato dati promettenti derivanti da esperimenti condotti su topi, ma le prove su esseri umani sono state effettuate su un numero molto limitato di individui. Sebbene Buck abbia documentato la produzione di anticorpi nel suo organismo, la sua esperienza individuale non può essere considerata rappresentativa di un risultato generale. Attualmente non ci sono dati sufficienti per stabilire se tali anticorpi possano effettivamente proteggere dallo sviluppo di patologie legate ai poliomavirus.
La sperimentazione dei vaccini richiede procedure rigorose, coinvolgendo gruppi di partecipanti molto più ampi per verificare l’efficacia e l’eventuale presenza di effetti collaterali. Questo aspetto è particolarmente rilevante nel contesto dei vaccini contro i poliomavirus, in quanto devono garantire protezione a soggetti che potrebbero necessitare di trapianti d’organo, i quali assumono farmaci immunosoppressori che li rendono vulnerabili a tali virus.
Le preoccupazioni etiche
Alcuni scienziati esprimono timori riguardo alla possibile banalizzazione del tema vaccinale. Arthur Caplan, ex capo del dipartimento di etica medica presso la Grossman School of Medicine della New York University, ha dichiarato che la birra-vaccino potrebbe non essere praticabile. Ha avvertito che l’attuale contesto sociale non è favorevole a iniziative di questo tipo, considerando l’atteggiamento ostile verso i vaccini da parte dell’amministrazione nazionale statunitense. Caplan ha anche sottolineato come le aziende produttrici di birra potrebbero non vedere di buon occhio l’associazione della loro bevanda con un vaccino, dato il loro core business.
