Il sacerdote Don Vitaliano Della Sala, noto per le sue posizioni a favore dei diritti umani e della giustizia sociale, ha lanciato un’iniziativa audace nella sua parrocchia di Capocastello a Mercogliano, in provincia di Avellino. Quest’anno, il suo presepe rappresenta Gesù come una bambina, un gesto simbolico che mira a richiamare l’attenzione sulle sofferenze delle donne e dei più vulnerabili.
Motivi dietro la scelta del presepe
Nella notte di Natale del 2025, Don Vitaliano ha condiviso i motivi dietro questa scelta in un post sui social media. Ha ricordato la storica creazione del presepe da parte di San Francesco d’Assisi nel 1223 a Greccio, sottolineando come questa tradizione fosse nata per rendere accessibile l’esperienza del Natale a tutti. Il sacerdote ha criticato l’evoluzione del presepe in opere artistiche che, sebbene belle, spesso perdono il contatto con la realtà sociale contemporanea, e ha esortato a riflettere su come il presepe possa ancora raccontare le storie di povertà e sofferenza.
Il significato del Natale
Don Vitaliano ha messo in evidenza il significato del Natale, dicendo che il presepe deve parlare della guerra, dei migranti e di coloro che vivono in condizioni di indigenza. Ha descritto la statuina tradizionale di Gesù come un’immagine distante dalla realtà e ha espresso la sua riflessione su come “oggi” Gesù potrebbe incarnarsi in un contesto diverso, suggerendo che una bambina rappresenterebbe meglio i bambini e le bambine che soffrono in tutto il mondo, da Gaza all’Ucraina, fino al Sud Sudan.
Rappresentazioni della Natività
Il sacerdote ha affermato che la figura di Gesù non deve essere associata ai potenti e ai ricchi, ma piuttosto a coloro che vivono ai margini della società. Ha criticato le rappresentazioni idealizzate della Natività, le quali non riescono a trasmettere il messaggio autentico del Vangelo, e ha sottolineato l’importanza di una narrazione che si concentri sulle esperienze reali e concrete delle persone.
Un messaggio di inclusione
Don Vitaliano ha poi proseguito affermando che quest’anno Gesù “nasce anche donna”, un messaggio chiaro per coloro che sostengono la discriminazione di genere nella Chiesa. Ha invitato a considerare le esperienze delle donne maltrattate e vulnerabili, sottolineando che la figura di Gesù deve rappresentare anche loro. Ha richiamato l’attenzione sul fatto che, come Maria e Giuseppe, molte persone oggi vivono come migranti e profughi, cercando rifugio e dignità.
Rinnovare la tradizione del presepe
Il sacerdote ha concluso il suo messaggio ribadendo l’importanza di un presepe che rifletta la vita reale e le sfide del nostro tempo. Ha esortato a riconoscere la presenza di Dio tra noi, specialmente in un periodo in cui la società sembra allontanarsi dai valori di inclusione e solidarietà. La sua iniziativa di quest’anno si propone di rinnovare la tradizione del presepe, infondendo in essa un messaggio di speranza e giustizia sociale, e di invitare tutti a una riflessione profonda su come possiamo essere parte di un cambiamento positivo.
