L’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha lanciato un allarme riguardo alla crescente violenza e repressione in Myanmar, a pochi giorni dall’inizio del processo elettorale previsto per il 28 dicembre 2025. La giunta militare al potere da quasi cinque anni è accusata di utilizzare metodi coercitivi per costringere la popolazione a partecipare al voto, in un contesto di intimidazioni e minacce.
Denunce delle Nazioni Unite
Il 24 dicembre 2025, l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Volker Turk, ha dichiarato che le attuali condizioni in Myanmar non consentono l’esercizio dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica. Secondo le segnalazioni, i cittadini sono stati minacciati dalle autorità militari e da gruppi armati avversi, creando un clima di paura attorno alla partecipazione elettorale. Turk ha esortato le autorità a cessare l’uso della violenza per costringere la popolazione a votare e a interrompere gli arresti di chi esprime dissenso.
Le violazioni dei diritti umani si manifestano in episodi concreti, come l’arresto di decine di persone sulla base di una controversa legge elettorale. In particolare, tre giovani sono stati condannati a pene detentive che vanno dai 42 ai 49 anni per aver affisso manifesti contro il voto. La giunta militare ha confermato che oltre 200 persone sono state incriminate per presunti atti di sabotaggio nei confronti del processo elettorale.
Condizioni di vita e sfollamenti
L’Ufficio delle Nazioni Unite ha evidenziato anche la situazione degli sfollati in diverse regioni del Paese, come quella di Mandalay, dove sono stati avvertiti di possibili attacchi o sequestri di case in caso di mancato rientro per il voto. Turk ha ribadito che costringere gli sfollati a tornare in condizioni insicure rappresenta una grave violazione dei diritti umani. Le minacce provengono anche da gruppi armati che si oppongono all’esercito, contribuendo a un clima di violenza e repressione.
Le elezioni di dicembre sono descritte da molti come “ingiuste e poco trasparenti”. Amnesty International ha denunciato che i preparativi per il voto sono stati caratterizzati da attacchi illegali, che potrebbero configurarsi come crimini di guerra, e da un aumento delle detenzioni arbitrarie e della repressione della libertà di espressione. Nel 2025, i raid aerei in Myanmar hanno raggiunto livelli record rispetto agli anni precedenti, con un incremento degli attacchi nelle aree di conflitto dove la giunta cerca di consolidare il proprio controllo.
Riflessioni sul futuro politico del Myanmar
Joe Freeman, ricercatore di Amnesty International per il Myanmar, ha messo in luce come queste elezioni organizzate dalla giunta siano in netto contrasto con quelle democratiche del 2015 e del 2020. Attualmente, il Paese vive un periodo di grande disperazione, caratterizzato da crimini di guerra, arresti e sorveglianza. Molti cittadini temono che queste elezioni possano portare alla continuazione del regime attuale.
Aung San Suu Kyi, ex leader del Paese e Premio Nobel per la Pace, rimane in carcere dal colpo di stato del febbraio 2021. Nonostante le rassicurazioni dei militari riguardo alla sua salute, il figlio Kim Aris ha espresso preoccupazioni sul suo stato, chiedendo ripetutamente il rilascio della madre. La giunta ha sciolto la National League for Democracy nel 2023, segnando un ulteriore passo indietro per la democrazia in Myanmar.
