Una recente analisi approfondita ha messo in luce l’andamento della stagione influenzale 2025, evidenziando le contromisure necessarie per mitigare gli effetti della nuova variante K dell’influenza. Gli esperti avvertono che, sebbene la vaccinazione continui a rappresentare una protezione fondamentale, la sua efficacia sembra essere diminuita.
Il virus K, emerso per la prima volta a New York, è stato identificato grazie a un campionamento condotto dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC). La sua prima apparizione risale a giugno 2025, quando è stato rilevato il sottoclade J.2.4.1. Da allora, il virus ha mostrato una rapida diffusione, colpendo anche il Regno Unito, l’Australia, diverse regioni dell’Africa e dell’Asia. La variante ha contribuito a un aumento significativo dei casi di influenza, rendendosi prevalente anche in Italia, dove si registrano i consueti picchi stagionali delle infezioni respiratorie acute.
Origini e diffusione della variante K
La variante K è il risultato di un’evoluzione del virus A H3N2, il quale ha fatto la sua comparsa nella popolazione umana nel 1968, causando una pandemia con circa 100.000 decessi negli Stati Uniti e oltre un milione a livello globale. Da allora, il virus ha continuato a circolare, causando epidemie stagionali di influenza. Gli esperti sottolineano che l’influenza A H3N2 ha un tasso evolutivo elevato e tende a provocare epidemie più gravi, in particolare tra le popolazioni anziane.
Attualmente, la variante K sta mostrando segni di ridotta efficacia nei confronti dei vaccini, secondo un’analisi pubblicata sulla rivista Jama. Le sostituzioni nell’emoagglutinina, una proteina di superficie del virus, potrebbero compromettere l’efficacia del vaccino raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità per la stagione influenzale 2025-2026. Tuttavia, i dati indicano che il vaccino continua a offrire una certa protezione contro le infezioni gravi causate dalla variante K, con efficacia variabile tra le diverse fasce di età.
Situazione globale e impatti
La situazione è ulteriormente complicata dall’esperienza della stagione influenzale in Australia, che ha mostrato una trasmissione comunitaria diffusa e una gravità moderata. Tuttavia, la stagione ha avuto un andamento insolito, prolungandosi nel tempo e associandosi alla variante K. A ottobre 2025, il Giappone ha registrato una stagione influenzale precoce e severa, seguita da segnalazioni simili dal Regno Unito.
Tra maggio e novembre 2025, il sottoclade K ha rappresentato circa il 33% delle sequenze A H3N2 registrate a livello globale e il 47% in Europa. Negli Stati Uniti, un aggiornamento del CDC del 11 dicembre 2025 ha riportato un’accelerazione dell’attività influenzale, con oltre 30.000 ricoveri e 1.200 decessi, inclusi bambini.
Strategie per contenere l’epidemia
Le misure adottate per affrontare la variante K includono un aumento della copertura vaccinale, in particolare tra coloro che sono a stretto contatto con persone vulnerabili. Gli scienziati avvertono che l’impatto finale di questo nuovo ceppo sulla salute pubblica sarà determinato dalla sua virulenza, dalla suscettibilità degli individui e dall’uso di misure preventive. Tra queste, la vaccinazione rimane una priorità fondamentale, insieme all’uso tempestivo di antivirali.
La raccomandazione è di aumentare la copertura vaccinale adeguata all’età e di adottare precauzioni per evitare l’esposizione a persone malate. Queste strategie saranno cruciali per ridurre l’impatto dell’epidemia influenzale prevista per la stagione in corso.
