Sebbene non sia stata ancora fissata la data per il referendum riguardante la riforma costituzionale della Giustizia, che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, il Governo italiano ha già stabilito che si svolgerà in due giornate: domenica e lunedì. Questa scelta di una “due giorni” solleva interrogativi sulla sua importanza. È legata al numero dei quesiti referendari oppure a motivi di partito?
Analisi del passato referendario
Analizzando il passato, non si può affermare con certezza che la durata di un referendum indichi automaticamente la sua rilevanza. Il primo referendum della storia italiana, avvenuto il 2 giugno 1946, si tenne in un solo giorno e riguardava la scelta tra Monarchia e Repubblica, oltre all’elezione dell’Assemblea costituente. In contrasto, il referendum abrogativo sul divorzio, tenutosi il 12 e 13 maggio 1974, si rivelò un momento cruciale per la società italiana.
Referendum significativi degli anni ’70 e ’80
Il 11 e 12 luglio 1978, gli italiani furono chiamati a votare per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e per l’abrogazione della legge Reale, norme che avevano un forte impatto sull’ordine pubblico. Più tardi, il 17 e 18 maggio 1981, il referendum sull’aborto vide la partecipazione degli elettori per confermare o abrogare la Legge 194, con un significativo coinvolgimento di movimenti sociali come il Movimento per la vita e i Radicali. Durante quella tornata, si votò anche su altri quattro quesiti di rilevanza sociale, come l’abrogazione della legge Cossiga e della pena dell’ergastolo.
Referendum abrogativi e questioni sociali
Altri referendum abrogativi si svolsero in due giorni, come quello dell’8 e 9 novembre 1987, che trattò cinque quesiti, tra cui l’abrogazione delle norme limitative della responsabilità civile per i giudici e le restrizioni sulla produzione di energia nucleare. Il 3 e 4 giugno 1990, si votò su questioni relative alla caccia, mentre il referendum elettorale promosso da Mario Segni il 9 e 10 giugno 1991 mirava a ridurre il numero di voti di preferenza alla Camera.
Referendum degli anni ’90 e 2000
Il 18 e 19 aprile 1993, ben otto quesiti furono al centro dell’attenzione, tra cui l’abrogazione delle pene per la detenzione di droghe leggere. Il 15 luglio 1997, gli italiani furono chiamati a esprimersi su dodici questioni, tra cui l’abolizione della possibilità per i magistrati di assumere incarichi esterni alle loro funzioni. Un altro referendum significativo si svolse il 18 aprile 1999, con un solo giorno dedicato all’abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera.
Ultimi sviluppi referendari
Il 21 maggio 2000, sette quesiti legati a giustizia e lavoro furono votati in un’unica giornata, mentre il 15 luglio 2003 si votò per un referendum sull’estensione del diritto al reintegro per i dipendenti licenziati senza giusta causa. Due giorni furono dedicati alla procreazione assistita il 12 e 13 giugno 2005, e altrettanti giorni furono riservati nel 2009 per referendum elettorali.
Prospettive future per il referendum
Il 17 aprile 2016, si tornò a una giornata di voto per un referendum sull’estrazione di idrocarburi, mentre il 12 giugno 2022, si votò in un’unica tornata su cinque quesiti legati alla giustizia. Ad oggi, il Governo di Giorgia Meloni sembra orientato verso la formula della “doppia giornata referendaria”. In effetti, il voto per i quesiti abrogativi in materia di lavoro e sulla cittadinanza italiana si è svolto il 8 e 9 giugno 2025. La prossima tornata referendaria, prevista per la riforma della giustizia, si svolgerà anch’essa in due giorni, sebbene le date precise non siano state ancora annunciate.
