Il periodo natalizio porta con sé una tradizione che suscita sempre grande interesse: la rappresentazione della Natività , comunemente conosciuta come “presepe” o “presepio“. Questa questione linguistica, che ricorre ogni anno, è stata recentemente affrontata dall’Accademia della Crusca, l’ente italiano preposto alla salvaguardia e alla promozione della lingua. La data del 23 dicembre 2025 segna un momento di riflessione su queste due forme, entrambe risalenti al XIII secolo e derivate dal latino “praesepe“, termine originariamente utilizzato per indicare la mangiatoia, un elemento centrale nella vita rurale prima di acquisire significati religiosi legati alla nascita di Gesù Cristo.
La distinzione tra presepe e presepio
L’Accademia della Crusca ha sottolineato come entrambi i termini siano storicamente validi, ma con diverse connotazioni e usi. Secondo un’analisi condotta dalla professoressa Rita Librandi dell’Università di Napoli L’Orientale, la forma “presepio” risulta più frequentemente documentata in contesti ecclesiastici e nella tradizione natalizia. Al contrario, “presepe” è maggiormente utilizzata nel linguaggio quotidiano, soprattutto nelle regioni settentrionali d’Italia. Questa preferenza per “presepe” potrebbe derivare dalla percezione di “presepio” come un termine più legato al meridione.
L’evoluzione semantica di questo termine è notevole: da semplice riferimento alla mangiatoia, è diventato simbolo della Natività . Il primo presepe vivente, creato da Francesco d’Assisi a Greccio nel 1223, ha segnato una svolta, trasformando la rappresentazione in un genere figurativo che racconta una storia attraverso la simbologia e l’arte.
Il presepe napoletano: un teatro del mondo
Tra le varie tradizioni, il presepe napoletano si distingue per la sua ricchezza e complessità . Librandi lo definisce un vero e proprio “teatro del mondo“, dove accanto alla Sacra Famiglia si possono trovare botteghe, mercati, taverne e una varietà di personaggi, dai nobili ai pastori. Ogni figura ha un ruolo preciso e contribuisce a creare un’atmosfera vivace e realistica. I personaggi più iconici, come Benino, il pastore dormiente, e il “pastore della meraviglia“, incapsulano l’essenza del presepe: un continuo dialogo tra sogno e consapevolezza del miracolo.
La rappresentazione del presepe è quindi molto più di un semplice allestimento natalizio; è un modo per celebrare e mantenere viva una tradizione che unisce il sacro alla vita quotidiana. Ogni anno, mentre le città italiane si illuminano con le decorazioni natalizie, l’Accademia della Crusca invita a riflettere sull’importanza di queste tradizioni, augurando a tutti un sereno Natale.
