I giudici del Tribunale di Tempio Pausania hanno reso pubbliche le motivazioni che hanno portato alla condanna per violenza sessuale di gruppo di Ciro Grillo, figlio del noto comico Beppe Grillo, e di tre suoi amici genovesi. La sentenza, depositata il 23 dicembre 2025, si riferisce a un episodio avvenuto nel luglio 2019 in Costa Smeralda, all’interno di un residence di proprietà della famiglia Grillo.
Dettagli del caso e la sentenza
Il 22 settembre 2025, Ciro Grillo e i suoi amici, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, erano stati condannati per aver agito “con una particolare brutalità” nei confronti di una studentessa italo-norvegese di 19 anni. La giovane, dopo aver subito l’aggressione, aveva presentato denuncia. Secondo i giudici, le sue dichiarazioni sono state ritenute “pienamente attendibili”, in quanto confermate da riscontri oggettivi.
Nelle 72 pagine di motivazione, il collegio presieduto da Marco Contu ha esaminato gli eventi che si sono svolti quella sera d’estate. La ragazza, insieme a un’amica diciottenne, era stata invitata nel residence dopo aver incontrato il gruppo. Qui, è avvenuta la violenza, che i giudici hanno descritto come un atto compiuto in un contesto di costrizione, senza alcuna possibilità di reazione da parte della vittima.
Le dichiarazioni della vittima e la posizione della difesa
I giudici hanno sottolineato l’importanza della testimonianza della giovane, evidenziando che il suo racconto è rimasto coerente nel tempo, nonostante le difficoltà nel ricordare dettagli specifici di un evento risalente a diversi anni prima. La difesa degli imputati aveva cercato di mettere in dubbio la credibilità della vittima, ma i giudici hanno respinto tali affermazioni, affermando che le presunte contraddizioni non sono altro che naturali in situazioni traumatiche.
In merito alla violenza subita, la sentenza evidenzia che la descrizione fatta dalla vittima esclude qualsiasi ipotesi di consenso. Le circostanze in cui si è consumato l’atto, caratterizzate da costrizioni e dalla fragilità della ragazza, dimostrano la brutalità del comportamento del gruppo, che ha agito in modo predatorio.
La sentenza ha suscitato un ampio dibattito pubblico, richiamando l’attenzione sulla necessità di affrontare con serietà e rigore le questioni legate alla violenza di genere e al rispetto della dignità delle vittime.
