Stefano Scavia, esperto di medicina rigenerativa dentale e già docente presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca, ha recentemente sottolineato l’importanza dei denti da latte e dei denti del giudizio, spesso considerati rifiuti, come fonti preziose di cellule staminali. Secondo Scavia, queste cellule, note come DPSCs (Dental Pulp Stem Cells), possiedono caratteristiche che superano quelle delle cellule staminali prelevate dal midollo osseo, aprendo a nuove possibilità nel campo della medicina rigenerativa.
Il valore biologico dei denti da latte e dei denti del giudizio
Ogni anno, milioni di denti del giudizio vengono estratti e smaltiti come rifiuti biologici, mentre molte famiglie conservano i denti da latte dei propri figli come souvenir dell’infanzia. Scavia ha dichiarato che “ciò che ancora in pochi sanno è che questi denti custodiscono in realtà una risorsa biologica di enorme valore”. All’interno della polpa dentale, infatti, si trovano le DPSCs, considerate tra le più promettenti nella ricerca biomedica. Recenti studi hanno dimostrato che queste cellule presentano caratteristiche superiori rispetto a quelle delle cellule staminali tradizionali, con applicazioni che vanno ben oltre l’odontoiatria.
Una ricerca condotta presso il Policlinico di Milano ha dimostrato che i denti crioconservati mantengono nel tempo la morfologia, la vitalità e la capacità proliferativa delle cellule mesenchimali. Scavia ha evidenziato che, se conservate correttamente in azoto liquido, le cellule della polpa dentale possono rimanere vitali per almeno vent’anni. Questo apre la strada al biobanking dentale come forma di prevenzione sanitaria, permettendo di conservare cellule staminali per future applicazioni mediche.
Le potenzialità delle cellule staminali dentali
Le cellule staminali dentali rappresentano una risorsa straordinaria, poiché sono facilmente accessibili e non richiedono procedure invasive. Scavia ha spiegato che “il meccanismo d’azione delle DPSCs è innovativo”, poiché queste cellule rilasciano un complesso di molecole biologiche, noto come secretoma. Questo insieme di mediatori, composto da fattori di crescita e citochine antinfiammatorie, è in grado di ridurre l’infiammazione, limitare la morte cellulare e favorire la rigenerazione dei tessuti in modo efficace.
Il secretoma delle cellule staminali dentali offre la possibilità di sviluppare terapie innovative “cell-free”, in cui non è necessario trapiantare cellule vive, ma si sfrutta direttamente il loro potenziale biologico. Scavia ha citato uno studio di fase 1 condotto in Cina su 40 bambini con lesioni agli incisivi permanenti, che ha dimostrato come le cellule staminali dei denti da latte possano rigenerare il tessuto dentale danneggiato. Questo ha stimolato numerosi centri di ricerca a lanciare sperimentazioni parallele.
Applicazioni cliniche e future prospettive
Scavia ha sottolineato che la vitalità del dente è un prerequisito fondamentale per il recupero delle cellule staminali. Denti necrotici o gravemente danneggiati non possono fornire cellule staminali utili. Tuttavia, i denti del giudizio estratti per motivi ortodontici e i denti da latte persi naturalmente rappresentano fonti ideali. Le applicazioni delle DPSCs si estendono oltre il distretto orale: in Giappone, sono in corso studi clinici per il trattamento dell’ictus cerebrale acuto, con risultati promettenti anche per il morbo di Parkinson e le lesioni del midollo spinale.
In ambito cardiologico, il mezzo condizionato derivato dalle cellule staminali dentali ha mostrato capacità di ridurre l’estensione dell’infarto e migliorare la funzione cardiaca nei modelli animali, stimolando la formazione di nuovi vasi sanguigni. Nel 2023, la Rete Nazionale Trapianti ha registrato oltre quindicimila trapianti in Italia, evidenziando la crescente domanda di soluzioni rigenerative innovative.
La crioconservazione delle cellule staminali dentali si sta configurando come una scelta strategica di prevenzione. Scavia ha concluso affermando che “conservare oggi queste cellule significa investire sulla salute di domani”, con la ricerca che procede rapidamente verso un’integrazione della medicina rigenerativa dentale nella pratica clinica. Denti considerati inutili possono rivelarsi una riserva cellulare preziosa e accessibile, contribuendo in modo significativo al futuro della medicina.
