Il dibattito sulla chiusura dei negozi durante le festività torna a essere centrale nella discussione politica italiana. Il 22 dicembre 2025, il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, ha riaperto il dossier, suggerendo di considerare la chiusura di attività commerciali in occasione di feste come Natale, Capodanno, Pasqua e Ferragosto. Questa proposta mira a sostenere i lavoratori e i piccoli commercianti, creando un’alleanza trasversale che potrebbe includere anche le iniziative già presentate da Fratelli d’Italia in Parlamento.
La proposta di legge della Lega
La Lega sta sviluppando una proposta di legge che intende limitare le aperture nei giorni festivi più significativi. L’iniziativa è stata accolta con favore da molti, in particolare da lavoratori e piccoli imprenditori, che hanno espresso la necessità di un cambiamento. Centinaio ha evidenziato come la questione delle chiusure festive rappresenti un tema di grande interesse condiviso, proveniente da diverse categorie, inclusi i gestori di negozi e gli amministratori locali. “C’è una richiesta forte e chiara da parte di chi lavora nel settore”, ha dichiarato Centinaio in un’intervista con l’agenzia Adnkronos.
Il vicepresidente del Senato ha anche sottolineato che il problema è particolarmente acuto nei centri commerciali e nelle gallerie degli ipermercati, dove i contratti di affitto spesso obbligano le aperture anche nei giorni festivi, creando difficoltà per le attività a conduzione familiare. “Le piccole imprese si trovano in una situazione insostenibile”, ha aggiunto, evidenziando come queste aperture non portino a maggiori guadagni, ma piuttosto a costi elevati e turni di lavoro insostenibili.
Testimonianze e realtà del commercio
Centinaio ha raccolto testimonianze dirette da parte di cassieri, addetti ai reparti e commercianti che confermano una situazione difficile. Molti di loro hanno descritto come le aperture festive non si traducano in profitti, ma piuttosto in un aggravio di costi e in turni di lavoro che interferiscono con la vita familiare. “Ritornare a chiudere i negozi durante le festività è un passo necessario per garantire dignità ai lavoratori e non penalizzare i consumi”, ha affermato il senatore.
Tuttavia, il discorso si complica quando si parla delle aperture domenicali. Centinaio ha invitato alla cautela, specialmente in località turistiche, dove la domanda può variare notevolmente. “Un supermercato in una località balneare durante l’estate ha esigenze diverse rispetto a un’attività in una zona montana in alta stagione”, ha spiegato, suggerendo che una normativa rigida potrebbe non essere la soluzione ideale. La proposta è di iniziare dalle festività principali e poi valutare un ampliamento del dibattito riguardo le aperture domenicali.
Il ruolo delle imprese e delle associazioni
La questione ha attirato l’attenzione anche da parte del mondo imprenditoriale e delle associazioni. Livio Buffo, CEO dell’agenzia Cenacoli e fondatore di Oscarwine, ha condiviso la sua esperienza, sottolineando come il tema delle aperture festive sia emerso durante il lavoro con gli operatori della distribuzione e del commercio. “Negli ultimi anni abbiamo affrontato diverse battaglie legate a questioni come l’Italian sounding e gli health warnings irlandesi. Tuttavia, il dialogo con commercianti e famiglie ha messo in luce quanto fosse forte la richiesta di rivedere le aperture durante le festività”, ha dichiarato Buffo.
Molti commercianti si trovano a dover affrontare turni di lavoro estremamente difficili, e alcuni addirittura dormono in macchina per rispettare i loro orari. “Ci sono genitori che devono pagare baby sitter più di quanto guadagnano durante le festività. Questo è un problema reale”, ha aggiunto Buffo, sottolineando l’importanza di un confronto diretto con le istituzioni per affrontare queste problematiche.
La proposta della Lega, quindi, si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso le esigenze dei lavoratori e dei piccoli commercianti, con l’obiettivo di trovare soluzioni che possano migliorare la situazione attuale senza compromettere il lavoro di nessuno.
