Il nuovo maxi emendamento del governo, presentato il 20 dicembre 2025, è arrivato in Commissione Bilancio del Senato. Questo emendamento, annunciato la sera precedente, introduce importanti novità per le imprese e per il sistema previdenziale, con misure mirate a sostenere la crescita economica e a garantire una maggiore sicurezza finanziaria ai lavoratori. Tra i punti salienti vi sono le risorse destinate ai crediti d’imposta per la Transizione 5.0 e le Zone Economiche Speciali (Zes), oltre a nuove disposizioni riguardanti il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) e l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti.
Modifiche al tfr e all’adesione automatica
Il maxi emendamento prevede un ampliamento della platea delle aziende obbligate a versare il Tfr ai fondi previdenziali. Secondo quanto stabilito nel testo, a partire dal 2026, anche i datori di lavoro con un numero di dipendenti pari a 50 dovranno effettuare i versamenti. Questa soglia sarà temporaneamente ridotta a 60 per il biennio 2026-2027. A partire dal 2032, l’obbligo di versamento si estenderà ulteriormente, includendo le aziende che occupano almeno 40 lavoratori. Questa misura mira a garantire una maggiore protezione economica per i dipendenti, assicurando loro un futuro previdenziale più solido.
Previdenza complementare per i neoassunti
Un’altra novità significativa riguarda l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti nel settore privato, che entrerà in vigore a partire da luglio 2026. La tipologia di fondo pensionistico collettivo sarà determinata dagli accordi o dai contratti collettivi, anche a livello territoriale o aziendale. Il testo specifica che il Tfr e i contributi a carico del datore di lavoro e del lavoratore saranno destinati a questi fondi, con l’eccezione che la contribuzione da parte del lavoratore non sarà obbligatoria se la retribuzione annuale lorda è inferiore all’importo dell’assegno sociale. I lavoratori avranno la possibilità di rinunciare a questa adesione automatica entro sessanta giorni dalla loro prima assunzione.
Rifinanziamento del ponte sullo stretto
Il governo ha deciso di rifinanziare gli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto di Messina, in risposta all’aggiornamento dell’iter amministrativo. Nonostante il mancato perfezionamento degli impegni relativi alle somme iscritte in bilancio per l’anno 2025, il nuovo emendamento prevede un incremento delle risorse per gli anni 2032 e 2033. Questo intervento è fondamentale per garantire la realizzazione di un’infrastruttura strategica per il Paese, che potrebbe favorire non solo la mobilità , ma anche lo sviluppo economico delle regioni interessate.
Con queste misure, il governo intende stimolare la crescita e garantire maggiore sicurezza ai lavoratori, nel contesto di una manovra economica che si preannuncia cruciale per il futuro del Paese.
