La questione legata all’omicidio di Chiara Poggi riprende vigore con l’incidente probatorio che si svolgerà oggi, 18 dicembre 2025, presso il Palazzo di Giustizia di Pavia. L’indagato, Andrea Sempio, è accusato di concorso nell’omicidio della giovane, e la conclusione di questo procedimento rappresenta un momento cruciale per le indagini. La giudice per le indagini preliminari, Daniela Garlaschelli, avrà il compito di stabilire le modalità di confronto tra i periti e i consulenti delle parti coinvolte, in un contesto che ha suscitato un ampio dibattito mediatico e politico.
Le impronte, la spazzatura e il Dna
Due temi principali emergono dall’indagine: le impronte rinvenute nella villetta di via Pascoli a Garlasco e le tracce di materiale genetico scoperte sulle unghie della ventiseienne. Gli esperti, Domenico Marchegiani e Giovanni Di Censo, hanno esaminato le impronte, ma non hanno trovato alcun segno della presenza di Sempio nella casa di Poggi, dove era un frequentatore abituale in quanto amico di Marco, il fratello della vittima. Delle circa sessanta impronte analizzate, nessuna appartiene all’indagato. Nella spazzatura, invece, è stato rinvenuto il Dna di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio, su una cannuccia di Estathé, un elemento che complica ulteriormente la situazione.
Il vero fulcro del confronto si concentra sul materiale genetico. La perizia redatta da Albani, già consegnata alle parti il 3 dicembre, ha suscitato interpretazioni divergenti. Mentre la Procura di Pavia e la difesa di Stasi considerano la compatibilità del Dna di Sempio con quello rinvenuto sulle unghie di Chiara come una prova della sua presenza sulla scena del crimine, i consulenti di Sempio sottolineano l’impossibilità di stabilire se la traccia sia stata trasferita per contatto diretto o indiretto. Gli avvocati di Sempio, Angela Taccia e Liborio Cataliotti, hanno presentato un elenco di oggetti quotidiani che l’indagato avrebbe potuto toccare, quali il telecomando o la tastiera del computer, per giustificare la presenza di tracce genetiche.
L’attendibilità della traccia genetica
La questione dell’affidabilità scientifica delle tracce genetiche è oggetto di accesi dibattiti. Secondo la difesa, se una comparazione non porta a risultati certi, non può essere considerata valida in sede giudiziaria. Marzio Capra, genetista e consulente della famiglia Poggi, ha sostenuto che l’assenza di repliche nei protocolli scientifici rende i risultati non consolidati e quindi non utilizzabili come prova. Questa posizione è stata avallata anche in passato, quando il perito Francesco De Stefano, nel 2014, ha escluso la possibilità di attribuire il Dna maschile degradato a Stasi, condannato per un “mosaico di prove”, secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione.
In aula, gli avvocati avranno l’opportunità di porre domande ai periti per chiarire i punti controversi delle loro relazioni. Una volta che la perizia sarà discussa e formalizzata, diventerà un elemento fondamentale per il prosieguo del processo. La giudice Garlaschelli si limiterà a raccogliere le evidenze, senza esprimere valutazioni. L’incidente probatorio rappresenta l’ultimo passo prima della conclusione delle indagini da parte della Procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone. Solo dopo questa fase verranno resi noti i risultati delle consulenze affidate all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che dovrà chiarire la dinamica dell’omicidio, e al Racis, incaricato di delineare il profilo del sospettato. Questi elementi, insieme alla traccia 33 attribuita a Sempio e alle testimonianze raccolte, potrebbero portare la Procura a richiedere il rinvio a giudizio dell’indagato.
