Il 15 dicembre 2025, a Berlino, si è svolto un incontro cruciale tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e gli emissari dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Gli inviati, Steve Witkoff e Jared Kushner, hanno ribadito la richiesta di Washington riguardo alla regione del Donbass, insistendo affinché l’Ucraina rinunci al controllo su questa area contesa. Questo incontro si inserisce in un contesto di tensioni geopolitiche e di negoziati che continuano a evolversi.
La richiesta di Washington
Durante i colloqui, Witkoff e Kushner hanno esposto chiaramente la posizione americana: l’Ucraina deve ritirarsi dalla parte del Donbass ancora sotto il suo controllo. Questa richiesta, secondo un alto funzionario che ha parlato con l’Afp, è in linea con il piano originale di Trump. La fonte ha sottolineato come Washington sembri avallare la posizione di Mosca, affermando che il presidente russo Vladimir Putin “vuole dei territori”. La reazione di Kiev è stata di rifiuto, evidenziando la sorprendente alleanza di intenti tra gli Stati Uniti e la Russia su questa questione delicata.
Zelensky ha ribadito, durante l’incontro, la necessità di congelare la linea del fronte e di stimolare un dialogo costruttivo. Per il presidente ucraino, abbandonare il Donbass non è una soluzione praticabile, e la sua posizione rimane ferma: l’Ucraina non può permettersi di ritirare le proprie truppe e accettare la presenza di soldati russi nelle aree occupate. La proposta americana prevede la creazione di una zona smilitarizzata, che potrebbe fungere da cuscinetto tra le due parti, ma la sua accettazione da parte di Kiev appare incerta.
La reazione di Mosca
La posizione della Russia, espressa attraverso il consigliere per la politica estera del presidente russo, Yuri Ushakov, è stata chiara: Mosca non accetterà modifiche al piano di pace elaborato da Trump. In un’intervista rilasciata a Pavel Zarubin, un giornalista vicino al Cremlino, Ushakov ha dichiarato che la Russia avrà “decise obiezioni” a qualsiasi proposta che riguardi questioni territoriali o trattative sul Donbass. La posizione di Mosca, quindi, appare intransigente e contraria a qualsiasi concessione che metta in discussione il suo controllo sulla regione.
In questo contesto di stallo, la situazione rimane tesa. Le richieste americane si scontrano con la determinazione di Kiev di mantenere il controllo sulla propria sovranità territoriale, mentre Mosca continua a sostenere le proprie rivendicazioni. La questione del Donbass, quindi, non è solo un problema locale, ma si inserisce in un quadro geopolitico più ampio, con interessi e strategie che coinvolgono diverse potenze mondiali.
