Il dibattito sull’istruzione parentale in Italia si intensifica dopo il caso che ha coinvolto la famiglia del bosco, attirando l’attenzione dei media e dei politici. La Lega, partito guidato dal vicepremier Matteo Salvini, ha presentato una proposta di legge per sostenere i genitori che scelgono di educare i propri figli a casa. Questo tema ha riacceso il confronto politico, specialmente in seguito alla recente vicenda giudiziaria che ha portato i tre figli di Nathan e Catherine a essere trasferiti in una casa famiglia a Vasto.
Il caso, emerso nelle ultime settimane, ha sollevato interrogativi sulle condizioni abitative e sull’educazione dei minori coinvolti. I giudici hanno preso questa decisione a causa di inadempienze nelle pratiche educative e di problematiche sanitarie legate all’abitazione. In un intervento durante il raduno di Atreju, Salvini ha espresso il suo disappunto per l’operato degli assistenti sociali e dei giudici, auspicando un ritorno dei bambini a casa per le festività natalizie. Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha condiviso sentimenti simili, evidenziando l’importanza di garantire il benessere dei minori.
La proposta di legge della lega
Il 15 dicembre 2025, la Lega presenterà alla Camera dei Deputati una proposta di legge, firmata dal deputato Rossano Sasso, che mira a sostenere i genitori che decidono di occuparsi direttamente dell’istruzione dei loro figli. La proposta prevede l’assegnazione di un ‘buono scuola’ alle famiglie, come quella di Vasto, che potrebbe arrivare fino a 800 euro all’anno per le scuole elementari e 1.700 euro per le medie, a seconda della situazione economica, come indicato dalla dichiarazione ISEE.
Questo contributo economico è pensato per supportare le famiglie che scelgono di educare i propri figli a casa, permettendo una maggiore libertà di scelta tra scuole pubbliche, paritarie e istruzione parentale. La proposta di legge, elaborata in risposta alla vicenda della famiglia del bosco, si rivolge a un numero crescente di famiglie italiane, stimato in circa 16.000 nuclei, che ricorrono all’istruzione parentale.
L’intento del ‘buono scuola’ è garantire che ogni famiglia, a prescindere dalle proprie condizioni economiche, possa optare per il modello educativo che ritiene più adeguato. I rappresentanti della Lega sottolineano che il costo medio per studente nel sistema pubblico di istruzione è di circa 11.000 euro all’anno, e che il buono scuola rappresenta un’opzione più flessibile ed efficiente, oltre a un potenziale contenimento della spesa pubblica.
Come funziona l’istruzione parentale
In Italia, l’istruzione parentale è regolata da una serie di normative, l’ultima delle quali è il Decreto Ministeriale 5 dell’8 febbraio 2021. I genitori che scelgono di educare i propri figli a casa devono presentare una dichiarazione al dirigente scolastico della scuola più vicina, attestando la loro capacità di fornire un’istruzione adeguata. Questa dichiarazione deve essere rinnovata annualmente e il dirigente scolastico ha il compito di verificarne la validità .
Ogni anno, il minore deve sostenere un esame di idoneità per accedere all’anno scolastico successivo, come candidato esterno in una scuola statale o paritaria. La scuola che riceve la richiesta di istruzione parentale ha l’obbligo di monitorare il rispetto dell’obbligo scolastico, e le responsabilità di controllo non ricadono solo sul dirigente scolastico, ma anche sul sindaco del comune di residenza.
Queste misure sono state introdotte per garantire che l’istruzione parentale rispetti determinati standard di qualità e per tutelare i diritti educativi dei minori. Con l’aumento delle famiglie che scelgono questa modalità di istruzione, il dibattito su come bilanciare libertà educativa e controllo da parte delle istituzioni continua a essere un tema centrale nel panorama politico italiano.
