Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, in collaborazione con la Fondazione Brescia Musei, presenta la mostra “Icone di potere e bellezza”, visitabile fino al 9 aprile 2026. Questa esposizione si propone di esplorare come le immagini siano state utilizzate per celebrare, conservare e trasmettere il potere durante il III secolo d.C. nell’ambito dell’Impero Romano. Curata da Daniele Federico Maras e Barbara Arbeid, la mostra offre una selezione di 20 oggetti antichi di grande rilevanza simbolica, provenienti dalle raccolte medicee, tutti riuniti attorno a quattro teste in bronzo dorato a grandezza naturale. Tra queste, si trovano tre ritratti imperiali provenienti dal Museo di Santa Giulia di Brescia e una testa di Venere dalle storiche collezioni granducali.
Oggetti e simboli del potere imperiale
La mostra mette in evidenza una serie di medaglioni e monete, tra cui aurei, sesterzi, denari e assi, che servivano a veicolare il ritratto imperiale come simbolo di continuità del potere. Accanto a questi, si possono ammirare gemme, anelli e collane d’oro, destinati a un uso privato ma carichi di significato simbolico. Un elemento di spicco è la testa d’aquila a grandezza naturale, che rappresenta la maestà di Giove. Questi oggetti non solo riflettono l’arte e la cultura del tempo, ma anche il modo in cui l’immagine imperiale veniva utilizzata per legittimare e rafforzare il potere.
La mostra rientra in un progetto più ampio, intitolato “Idoli di bronzo”, che sottolinea la sinergia tra la Fondazione Brescia Musei e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, sotto l’egida della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura. Questo progetto si allinea con l’esposizione “Victoria Mater. L’idolo e l’icona”, attualmente in corso fino al 12 aprile 2026 al Parco archeologico di Brescia romana, dove si trova la Vittoria Alata, un’opera di grande importanza storica e artistica.
Collaborazione tra istituzioni e significato culturale
Il direttore generale Musei, Massimo Osanna, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra istituzioni culturali, evidenziando come “Icone di potere e bellezza” rappresenti un’opportunità per creare narrazioni condivise che accostano opere provenienti da contesti diversi. Questo dialogo tra Firenze e Brescia permette una lettura rinnovata del mondo antico, trasformando il museo in un luogo vivo, capace di valorizzare il patrimonio culturale e di stimolare la conoscenza.
Daniele Federico Maras, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, ha aggiunto che l’incontro tra le teste di bronzo dorato degli imperatori e le collezioni medicee rappresenta un’occasione unica per riflettere sull’uso del ritratto come strumento di comunicazione del potere nell’antica Roma. La mostra associa sculture bronzee a monete e altri oggetti preziosi, creando un percorso espositivo che illustra come l’immagine imperiale fosse utilizzata per trasmettere stabilità e autorità .
Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei, ha evidenziato la rilevanza di portare questi capolavori a Firenze, affermando che ciò sottolinea il ruolo di Brescia nella creazione di progetti culturali di respiro nazionale. La mostra si inserisce in un periodo cruciale per la Fondazione, impegnata in un percorso di valorizzazione del patrimonio antico e nella creazione di connessioni culturali a livello internazionale.
Il contesto storico e l’estetica del potere
L’esposizione si concentra sul periodo compreso tra la fine del II secolo d.C. e il III secolo d.C., un’epoca caratterizzata dalla crisi delle successioni e dalla necessità di riformulare la comunicazione del potere. L’ascesa di Settimio Severo segnò l’inizio di una nuova era di stabilità dinastica, sostenuta dalla preparazione politica e militare dell’imperatore. Le tre teste provenienti da Brescia offrono un’interpretazione dell’estetica imperiale, in cui l’immagine dell’imperatore viene rappresentata come un pensatore maturo e potente, capace di trasmettere sicurezza.
Nel corso del III secolo d.C., l’iconografia imperiale si rifà a simboli già utilizzati da Augusto, enfatizzando la forza e la fermezza per sostenere l’autorità . Gli imperatori ilirici, come Probo e Claudio il Gotico, esibivano un aspetto altero e distaccato, comunicando un’immagine di impegno civile e bellezza virile. Anche le donne, come Iulia Domna, moglie di Settimio Severo, giocavano un ruolo fondamentale nella costruzione dell’immagine imperiale, influenzando la moda e l’estetica del tempo.
La mostra include anche altri simboli del potere romano, come insegne religiose e rappresentazioni di stabilità militare, che riflettono la complessità della comunicazione del potere nell’antichità . L’allestimento, curato dallo studio Deferrari+Modesti, e il catalogo pubblicato da Allemandi Editore, arricchiscono ulteriormente l’esperienza espositiva, offrendo un’analisi approfondita e fotografica degli oggetti esposti.
