Il Prorettore alla Ricerca dell’Università Campus Biomedico di Roma, Leandro Pecchia, ha svolto un ruolo cruciale nella redazione del rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulle politiche nazionali riguardanti i dispositivi medici. Questo documento, rilasciato nel 2025, offre indicazioni fondamentali per l’implementazione delle tecnologie di intelligenza artificiale per la salute, con l’obiettivo di ridurre il divario tecnologico in Europa e in Italia.
Il rapporto dell’oms e le sue novità
Il rapporto dell’OMS chiarisce che i dispositivi medici sono essenziali per conseguire obiettivi di salute universale e accesso alle cure. Pecchia sottolinea che il documento fornisce linee guida su come integrare questi strumenti nella programmazione sanitaria, dall’analisi dei bisogni all’allocazione del budget. Viene evidenziata l’importanza di rafforzare i legami tra ricerca e sanità, in particolare per le tecnologie emergenti come l’AI. L’OMS afferma che l’AI, quando utilizzata per diagnosi, terapia e gestione, deve essere trattata come un dispositivo medico, gestito da professionisti con competenze adeguate.
Un altro aspetto innovativo del rapporto riguarda la sostenibilità, un tema assente nella precedente edizione. Viene introdotto un intero capitolo dedicato all’impatto ambientale dei dispositivi medici e del sistema sanitario, con indicazioni su come ridurre tale impatto e definire indicatori di prestazione chiave (KPI). Inoltre, il documento affronta la formazione degli operatori sanitari, evidenziando la necessità di preparare il personale all’uso di tecnologie avanzate, per evitare che l’adozione dell’AI diventi un rischio per la sicurezza.
Formazione e competenze nel settore sanitario
Il capitolo sulla formazione enfatizza l’importanza di sviluppare professionisti capaci di adattarsi a un ambiente tecnologico in rapida evoluzione. Pecchia sottolinea che la tecnologia attuale potrebbe diventare obsoleta in breve tempo, rendendo obsoleti i tradizionali percorsi formativi. È fondamentale, quindi, che gli operatori sanitari imparino a formarsi continuamente. Le sfide sono evidenti, soprattutto in Italia, dove l’età media degli infermieri è elevata. La formazione sull’AI per le generazioni più anziane rappresenta un compito complesso, ma necessario per affrontare le nuove esigenze del settore.
Superare le barriere all’adozione della tecnologia
Pecchia evidenzia l’importanza di ridurre il cosiddetto “adoption gap“, identificando le barriere all’adozione delle nuove tecnologie. Alcuni ostacoli sono legati alla formazione, mentre altri riguardano le normative, che stanno evolvendo rapidamente. L’Italia, pur essendo un paese di piccole dimensioni, deve trovare modi per collaborare e superare queste sfide. L’idea di utilizzare le università come mediatori tra produttori e regolatori potrebbe rivelarsi efficace, come dimostrato in paesi come Irlanda e Singapore.
Inoltre, il rapporto dell’OMS introduce un capitolo sulla manutenzione dell’AI, sottolineando che non basta acquistare dispositivi avanzati, ma è necessario pianificare anche la loro manutenzione futura. Viene anche messo in evidenza il bisogno di sviluppare filiere critiche per evitare di dipendere da paesi con normative diverse in materia di diritti umani e privacy.
Le esperienze in africa e l’equità nell’accesso alla salute
Le esperienze di Pecchia in Africa offrono spunti interessanti per affrontare le sfide sanitarie globali. Lavorando con risorse limitate, ha appreso l’importanza di un approccio sostenibile, sia economico che ambientale. L’ingegneria frugale, applicata in contesti come quello africano, ha rivelato come affrontare le sfide di salute pubblica, come Ebola e malattie trasmesse da vettori.
Inoltre, l’AI può contribuire a colmare le lacune nella formazione di personale medico specializzato. Pecchia descrive applicazioni pratiche, come app in grado di diagnosticare traumi cranici o polmoniti basandosi su sintomi, rendendo la tecnologia accessibile anche in contesti privi di laboratori diagnostici.
Il ritardo dell’europa nell’adozione dell’ai
Pecchia riconosce che l’Europa, e in particolare l’Italia, è in ritardo rispetto ad altre regioni nel campo dell’AI. Tuttavia, esprime ottimismo riguardo alla possibilità di recuperare questo gap. L’attenzione crescente dei decisori politici italiani rappresenta un segnale positivo. Il ritardo è in parte dovuto alla predominanza di colossi industriali in altre parti del mondo, che non hanno equivalenti in Europa. Pecchia propone di investire in applicazioni di AI personalizzate, sfruttando la competenza italiana nel settore.
Il futuro del lavoro con l’ai
Un tema ricorrente è la paura che l’AI possa sostituire i posti di lavoro. Pecchia chiarisce che l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire l’elemento umano, legato a empatia e intuizione. Al contrario, l’AI dovrebbe sollevare i professionisti da compiti ripetitivi, permettendo loro di concentrarsi su attività che richiedono creatività e interazione umana.
Un esempio concreto di applicazione dell’AI è rappresentato da un robot mobile sviluppato in collaborazione con Boston Dynamics. Questo robot è in grado di effettuare campionamenti e analisi in tempo reale, contribuendo a ridurre il rischio di infezioni ospedaliere. Pecchia conclude evidenziando l’importanza di continuare a innovare e investire in tecnologie che migliorano l’efficienza e la sicurezza del sistema sanitario.
