Ricercatori dell’Università di Torino e del Leibniz Institute on Aging hanno recentemente pubblicato due studi innovativi su Nature Aging e Nature Cell Biology, svelando i meccanismi che aumentano il rischio di tumore al colon e compromettono la capacità rigenerativa dell’intestino. Questi studi offrono nuove strategie per affrontare l’invecchiamento intestinale, un tema di crescente importanza nel contesto della salute pubblica.
Scoperta dei meccanismi dell’invecchiamento intestinale
Il 10 dicembre 2025, i risultati di queste ricerche sono stati resi noti, evidenziando come i cambiamenti epigenetici e proteomici nelle cellule staminali intestinali possano contribuire all’invecchiamento e al rischio di tumore del colon. Il professor Francesco Neri, che ha guidato il gruppo di ricerca, ha spiegato che con l’età l’intestino perde progressivamente la sua efficienza, diventando più suscettibile a infiammazioni e tumori. Questa ricerca è cruciale per comprendere come intervenire per prevenire queste condizioni.
Lo studio ha rivelato che l’accumulo di ipermetilazioni del DNA nelle cellule staminali intestinali, un fenomeno noto come Acca drift, silenzia geni chiave, in particolare quelli che regolano la via di segnalazione Wnt, fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio del tessuto. Questo processo crea un mosaico di cripte intestinali giovani e invecchiate, che si espandono nel tempo, mostrando caratteristiche simili a lesioni tumorali.
I risultati e le implicazioni delle ricerche
Un aspetto interessante della ricerca è l’identificazione dei fattori che innescano l’Acca drift. Tra questi, si segnalano alterazioni nel metabolismo del ferro e infiammazione cronica. Ricerche precedenti avevano già suggerito che ripristinare l’importazione di ferro o potenziare il segnale Wnt potesse rallentare o addirittura invertire l’invecchiamento epigenetico. Questi risultati aprono nuove prospettive per la prevenzione e la cura delle malattie legate all’invecchiamento.
Il secondo studio, condotto con il dottor Alessandro Ori e i ricercatori Alberto Minetti e Omid Omrani, ha esaminato la capacità rigenerativa dell’intestino nei topi anziani. È emerso che la riparazione del tessuto intestinale risulta compromessa a causa di alterazioni nella proteostasi. I ricercatori hanno scoperto che gli intestini anziani attivano tardivamente la produzione di poliammine, molecole cruciali per la crescita cellulare. Stimolare precocemente questo metabolismo ha dimostrato di ripristinare la capacità rigenerativa dell’epitelio intestinale.
Un messaggio di speranza per la salute intestinale
Le ricerche convergono su un messaggio chiave: l’invecchiamento dell’intestino non è un processo inevitabile. Comprendere come ferro, infiammazione e poliammine interagiscano offre opportunità per prevenire o rallentare l’invecchiamento intestinale e ridurre il rischio di tumore al colon. Questi approcci potrebbero anche migliorare la guarigione dopo chemioterapia, infezioni o interventi chirurgici negli anziani.
Massimo Segre, presidente della Fondazione Ricerca Molinette, ha sottolineato l’importanza di questi studi per la comunità scientifica e per il miglioramento della qualità della vita degli anziani. La collaborazione tra l’Università di Torino e il Leibniz Institute on Aging ha portato a risultati significativi, supportati da finanziamenti della Fondazione Airc e della Fondazione Ricerca Molinette. Questi sviluppi rappresentano un passo importante verso la comprensione e la gestione dell’invecchiamento intestinale.
