Chernobyl: allerta dall’Italia per i danni alla centrale nucleare

Franco Fogli

Dicembre 10, 2025

L’incidente alla centrale di Chernobyl ha sollevato preoccupazioni internazionali per la sicurezza nucleare, a seguito di un attacco russo avvenuto il 10 dicembre 2025. Questo attacco ha colpito il “sarcofago” d’acciaio che contiene le scorie ad alta radioattività, risalenti all’incidente del 1986. A confermare i gravi danni è stata l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che ha recentemente effettuato un sopralluogo nel sito.

Il contesto dell’attacco

Il drammatico evento è stato documentato grazie a un drone pilotato da un operatore addestrato in Italia. Questo drone è parte di un programma di cooperazione tra il Servizio Statale per la Gestione delle Operazioni Straordinarie (DSNS) di Kiev e il Capri Campus, un’iniziativa che ha visto anche la collaborazione dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici. Il programma ha avviato un monitoraggio del sito di Chernobyl e ha fornito formazione specialistica a settanta esperti in sicurezza nucleare, tra cui vigili del fuoco ucraini.

Tre ufficiali, guidati dal colonnello Volodimir Sokol, hanno ricevuto formazione in Italia, dove è stato donato un drone all’unità dei pompieri che si occupa delle operazioni aeree. Grazie a questo strumento, i danni causati dall’attacco russo sono stati documentati immediatamente, permettendo di avviare una valutazione tempestiva della situazione.

Le conseguenze dell’incendio

Il Capri Campus, insieme al Console Generale d’Ucraina a Napoli, Maksim Kovalenko, ha lanciato un allerta rosso per la sicurezza nucleare. Sono stati organizzati workshop per discutere i rischi derivanti dai quattordici giorni di incendio del deposito, già compromesso. Durante questi incontri, sono stati presentati droni italiani progettati per le emergenze, come il Capri Falcon, capace di monitorare l’intera zona di esclusione di Chernobyl. Inoltre, sono stati testati sensori laser per rilevare fumi e atmosfere radioattive.

La Guardian Aerospace, nell’ambito del sostegno all’Ucraina, ha testato lanciatori in grado di simulare incidenti radiologici maggiori. Tutte le operazioni sono state coordinate dall’Italia attraverso il Consolato Generale a Napoli e il Capri Campus, con attività che si sono svolte in diverse località, tra cui il deserto di Black Rock negli Stati Uniti e la zona contaminata di Chernobyl.

Richieste di supporto e reazioni internazionali

Mario Scaramella, consulente del DSNS ucraino, ha espresso preoccupazione per la gravità della situazione, affermando che il crimine ambientale perpetrato dalla Russia ha creato un rischio che potrebbe superare quello di un’esplosione nucleare. Scaramella ha sottolineato l’importanza di documentare l’attacco per procedere a contestazioni formali a livello internazionale. Ha anche evidenziato la mancanza di risposte agli appelli di aiuto da parte dei pompieri di Chernobyl, che necessitano di attrezzature essenziali per affrontare l’emergenza.

Il consulente ha lanciato un appello ai comandi delle protezioni civili di tutti i Paesi europei, chiedendo mezzi di supporto per affrontare la crisi. La necessità di una reazione immediata è stata evidenziata, con l’obiettivo di garantire che simili episodi non si ripetano in futuro. Scaramella ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di un dialogo internazionale che metta al primo posto la sicurezza ambientale e nucleare.

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