Alluvioni in Indonesia e Sri Lanka: un disastro ignorato dall’Occidente

Marianna Ritini

Dicembre 10, 2025

L’attenzione dei media e dell’opinione pubblica è spesso influenzata da una certa assuefazione nei confronti delle tragedie che colpiscono “gli altri”, creando una percezione errata di sicurezza. Questo fenomeno è evidente nel contesto delle recenti alluvioni che hanno devastato l’Indonesia e lo Sri Lanka, causando oltre 1.600 vittime. Nonostante la gravità della situazione, la copertura mediatica in Occidente è stata sorprendentemente limitata. Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre 2025, i fenomeni estremi hanno colpito anche la Thailandia e la Malesia, sollevando interrogativi su perché eventi di tale portata non ricevano l’attenzione che meritano.

Il disastro nel sudest asiatico

Le alluvioni che hanno colpito l’Indonesia e lo Sri Lanka hanno assunto proporzioni catastrofiche, eppure la risposta mediatica è stata tiepida. Gli eventi meteorologici estremi che hanno devastato queste regioni dal 30 novembre 2025 hanno messo in luce una questione cruciale: perché le notizie riguardanti le tragedie lontane attirano così poca attenzione? La risposta a questa domanda è complessa e si intreccia con il modo in cui i media occidentali selezionano e presentano le notizie.

Coopi – Cooperazione Internazionale ha recentemente pubblicato un rapporto allarmante che evidenzia la crisi globale dei conflitti e delle emergenze umanitarie. Alla fine del 2024, erano attivi 61 conflitti nel mondo, con 233.000 morti a causa della violenza armata. Numeri impressionanti che non riescono a catturare l’interesse del pubblico. L’organizzazione sottolinea che oltre 123 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, mentre più di 300 milioni necessitano di assistenza umanitaria. Situazioni come quella del Darfur, in Sudan, dove la capitale El Fasher è stata conquistata dalle Forze di supporto rapido il 28 ottobre 2025, sono emblematiche di una crisi che continua a essere ignorata.

Il ruolo della percezione e del coinvolgimento

La scarsa attenzione rivolta a queste tragedie può essere in parte spiegata dal fatto che le vittime non sono occidentali. Questo è un elemento che influisce notevolmente sulla copertura mediatica. Un esempio lampante è il devastante tsunami del 26 dicembre 2004, che colpì l’Oceano Indiano. In quel caso, la presenza di migliaia di turisti occidentali sulle spiagge ha attirato l’attenzione dei media, portando a una copertura intensa delle storie personali delle vittime.

In contrasto, le attuali alluvioni in Indonesia e Sri Lanka sono causate da eventi meteorologici legati al cambiamento climatico, piuttosto che da un singolo disastro naturale. I meteorologi avvertono che l’eccezionale quantità di pioggia è il risultato di fattori complessi, come gli effetti della corrente oceanica La Niña e le anomalie termiche nel Dipolo dell’Oceano Indiano. Questi eventi hanno intensificato i monsoni, portando a inondazioni devastanti.

Le conseguenze della disattenzione

La mancanza di attenzione mediatica verso le tragedie lontane ha conseguenze significative. Da un lato, c’è il rischio di assuefazione verso le catastrofi naturali, che diventano sempre più frequenti. Dall’altro, si diffonde una percezione errata che i danni siano il risultato di arretratezza e che il mondo occidentale non sia in alcun modo coinvolto. Questo crea una distanza emotiva e una sensazione di sicurezza che non riflette la realtà dei cambiamenti climatici e delle crisi globali.

La narrazione delle notizie deve quindi evolvere per includere una comprensione più profonda delle interconnessioni globali. È fondamentale riconoscere che le crisi lontane possono avere ripercussioni anche qui, e che la nostra sicurezza non è mai garantita. La sfida per i media è quella di superare questa barriera e fornire una copertura più equa e rappresentativa delle tragedie che colpiscono le popolazioni vulnerabili in tutto il mondo.

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