Il governo italiano ha avviato una nuova fase nella gestione dell’immigrazione, come confermato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in occasione dell’incontro tenutosi a Bruxelles il 15 gennaio 2025. Durante il summit, i ministri dell’Interno dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo significativo riguardo a un pacchetto normativo che include il regolamento sui rimpatri, le norme sui Paesi di origine sicuri e il concetto di “solidarity pool“. Questo ultimo riguarda gli impegni assunti dai Paesi membri non di primo arrivo nei confronti di quelli maggiormente colpiti dalla pressione migratoria, come Grecia, Cipro, Spagna e Italia.
Un cambio di rotta nella politica migratoria europea
Il commissario europeo per le Migrazioni, Magnus Brunner, ha descritto questo accordo come una “svolta” per la politica migratoria e di asilo dell’Unione. Piantedosi ha sottolineato che l’Italia ha collaborato con Francia e Germania per sviluppare un approccio comune, rivendicando il successo nel convincere Berlino a riconoscere le Organizzazioni Non Governative (Ong) che operano in mare come un “pull factor“, ovvero un fattore di attrazione per le migrazioni. L’atteggiamento all’interno dell’Unione sta cambiando, con una crescente enfasi sulla necessità di contrastare l’immigrazione illegale. Dubravka Suica, commissaria al Mediterraneo, ha affermato che i migranti irregolari devono essere “deportati” in altre località.
Nicola Procaccini, copresidente dell’ECR, ha evidenziato come la nuova politica dell’Unione distingua tra migrazione “legale” e “illegale“. L’accordo raggiunto dal Consiglio sarà ora oggetto di discussione con il Parlamento europeo, dove gli equilibri politici stanno evolvendo. Procaccini ha espresso la speranza che non ci siano tentativi di tornare indietro, verso situazioni di emergenza come le morti in mare e l’immigrazione di massa.
Cambiamenti normativi significativi
Le nuove normative approvate dal Consiglio introducono modifiche sostanziali al quadro legislativo europeo. Il regolamento sui rimpatri offre agli Stati membri la possibilità di stipulare accordi con Paesi extra Ue per creare hub di rimpatrio, seguendo specifici parametri. Sono previste misure per i migranti considerati a rischio per la sicurezza, inclusi divieti di ingresso a tempo indeterminato e possibilità di detenzione, anche in carcere. L’obiettivo è aumentare il tasso di rimpatrio delle domande di asilo respinte, attualmente inferiore al 25%.
Il nuovo regolamento sui Paesi di origine sicuri stabilisce per la prima volta un elenco di nazioni considerate sicure, il che comporterà che le domande di asilo provenienti da questi Paesi siano trattate con procedura accelerata. L’elenco include, tra gli altri, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Serbia, Turchia, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia.
Il ministro danese per l’Immigrazione, Rasmus Stoklund, ha dichiarato che ogni anno decine di migliaia di persone cercano asilo in Europa partendo da Paesi che non presentano rischi di persecuzione. L’introduzione di un elenco di Paesi di origine sicuri rappresenta un passo importante verso procedure di asilo più efficaci e un aumento dei rimpatri.
I centri di rimpatrio in Albania
Le nuove norme approvate legittimano la decisione del governo italiano di istituire centri per il rimpatrio dei migranti irregolari in Albania. Piantedosi ha affermato che i centri di Gjader e Shengjin sono pronti a svolgere le funzioni per cui sono stati creati, fungendo da luoghi di trattenimento per le procedure accelerate. Questi centri rappresentano un esempio di hub per il rimpatrio, come previsto dai regolamenti recentemente concordati.
Il ministro danese ha descritto le iniziative dei Paesi Bassi di stabilire un hub per i rimpatri in Uganda come un modello interessante, che potrebbe essere replicato. Anche la Germania sta considerando la creazione di un hub per i rimpatri in Africa, come riportato dal ministro greco per le Migrazioni, Thanos Plevris.
Il Consiglio dell’Unione ha trovato un accordo anche sul “solidarity pool“, che prevede impegni da parte degli Stati membri non di primo arrivo per supportare quelli in prima linea. Per la seconda metà del 2026, il pool prevede 21.000 ricollocamenti o contributi finanziari per un totale di 420 milioni di euro. Tuttavia, Piantedosi ha sottolineato che la priorità del governo Meloni rimane il controllo delle frontiere.
Reazioni e posizioni divergenti
Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha espresso la sua contrarietà alle nuove misure, affermando che l’Ungheria non accoglierà migranti e non contribuirà finanziariamente per sostenere altri Paesi. Orban ha sottolineato che l’Ungheria sta già investendo risorse significative per proteggere le proprie frontiere.
La posizione del governo italiano ha segnato un cambiamento significativo nel contesto europeo, avvicinando l’Italia a Paesi come la Germania e la Danimarca, che affrontano sfide simili riguardo ai movimenti secondari. La nuova strategia si concentra sul controllo dei confini, spostando l’attenzione dalla ricollocazione dei richiedenti asilo a una gestione più rigorosa dei flussi migratori. Con la speranza di ridurre drasticamente i numeri, il governo italiano mira a facilitare l’intesa sulla solidarietà con i Paesi dell’ex blocco di Visegrad, inclusa l’Ungheria, ma solo dopo le elezioni.
