Il 10 dicembre 2025 segnerà un cambiamento significativo nel panorama dei social media in Australia, con l’entrata in vigore di una legge che vieta l’uso di tali piattaforme per i minori di 16 anni. Questa normativa, approvata un anno fa, prevede la disattivazione di oltre un milione di account appartenenti a utenti sotto questa soglia di età . Le aziende che gestiscono i social media sono ora obbligate ad adottare “misure ragionevoli” per garantire che i giovani non possano creare nuovi profili.
Il divieto e le sue implicazioni
La legge, proposta dal partito laburista guidato dal primo ministro Anthony Albanese e sostenuta anche da gran parte dell’opposizione, ha dato alle piattaforme un anno di tempo per adattarsi. Questo divieto rappresenta il limite di età più restrittivo al mondo in materia di social media e prevede sanzioni severe, fino a 50 milioni di dollari australiani, per le aziende che non rispetteranno le nuove disposizioni. La ministra delle Comunicazioni, Anika Wells, ha descritto la legge come una misura necessaria per proteggere i giovani da dipendenze dannose, definendo gli algoritmi dei social media come “cocaina comportamentale”.
Opinioni contrastanti sulla legge
Sebbene la legge goda del supporto di una larga fetta della popolazione australiana, con il 77% degli intervistati favorevoli secondo un sondaggio effettuato al momento della sua approvazione, non mancano le critiche. Alcuni esperti avvertono che il divieto potrebbe escludere gruppi vulnerabili, in particolare quelli residenti in aree remote dove i social media rappresentano un’importante via di comunicazione e socializzazione. Due ragazzi di 15 anni hanno persino presentato un ricorso alla Corte Suprema per contestare la legge.
Reazioni delle piattaforme social
Nonostante le resistenze, le piattaforme social come Instagram, YouTube, TikTok, Facebook, X, Snapchat e Reddit hanno dichiarato la loro intenzione di conformarsi alla legge. Alcune di esse, come Meta, hanno già iniziato a chiudere gli account degli utenti under 16, con l’inizio delle operazioni fissato per il 4 dicembre. Julie Inman Grant, commissaria per la sicurezza online, ha affermato che l’Australia potrebbe fungere da esempio per altre nazioni, avviando una possibile tendenza globale verso normative simili.
Il dibattito su questa legge continua a suscitare interesse e preoccupazione, con molti che osservano attentamente gli sviluppi e le conseguenze che questa normativa avrà sulla vita dei giovani australiani e sull’industria dei social media nel suo complesso.
