Il 5 dicembre 2025, Pierluigi Zamò, presidente di Confindustria Fvg, ha fornito un’analisi dettagliata sull’attuale stato dell’economia del Friuli Venezia Giulia. L’intervento, realizzato per l’agenzia Adnkronos, ha messo in evidenza i punti di forza e le criticità della regione, sottolineando l’importanza di una maggiore coesione tra le imprese del Nord Est e la necessità di investire nella ricerca.
Un panorama economico variegato
L’economia del Friuli Venezia Giulia si presenta come un mosaico di settori che convivono in un contesto di sfide e opportunità. Da un lato, aziende di fama internazionale come Leonardo e Fincantieri rappresentano l’asse portante dell’industria locale, generando un indotto significativo. Dall’altro, il settore automotive e quello metallurgico si trovano ad affrontare difficoltà legate a fattori esterni, come i dazi commerciali. Zamò ha evidenziato come il comparto legno-arredo stia mostrando segni di ripresa, grazie a iniziative di cooperazione tra i produttori, specialmente nelle zone di Manzano, Brugnera e Tolmezzo.
Il turismo, un altro pilastro dell’economia regionale, ha beneficiato di politiche di sostegno da parte della regione, mantenendo una performance robusta. Tuttavia, la necessità di un approccio unificato tra le varie realtà economiche è diventata un tema centrale, con Zamò che ha sottolineato l’importanza di una strategia comune per affrontare le sfide future.
La centralità dei porti e il mercato estero
I porti di Trieste e San Giorgio di Nogaro rivestono un ruolo cruciale per l’economia friulana, fungendo da porte d’accesso per il commercio internazionale. Zamò ha fatto notare che, nonostante le recenti difficoltà legate alla mancanza di un direttore, la situazione sta migliorando con l’elezione di un nuovo responsabile. Trieste, in particolare, è considerato il porto naturale per il nord Europa, estendendo la sua influenza fino alla Cecoslovacchia e alla metà della Germania.
L’importanza di diversificare i mercati è stata sottolineata, in particolare per il settore metallurgico, che deve trovare nuove opportunità per espandersi oltre le attuali limitazioni imposte dai dazi. Zamò ha ribadito che, nonostante le sfide, il settore sta affrontando la situazione con resilienza e determinazione.
Formazione e innovazione nel Friuli Venezia Giulia
Uno dei temi più rilevanti emersi dall’intervento di Zamò riguarda la difficoltà di reperire personale qualificato. Per affrontare questa problematica, Confindustria Fvg ha avviato progetti di formazione in paesi come Ghana ed Egitto, dove i lavoratori vengono preparati per le esigenze specifiche delle aziende locali. Attraverso un sistema di istruzione gestito in collaborazione con le scuole Salesiane, i partecipanti ricevono una formazione iniziale nel loro paese d’origine prima di trasferirsi in Italia per lavorare.
In aggiunta, è stato menzionato il ruolo di Lef, un centro di creazione di competenze nato da una joint venture tra Confindustria Alto Adriatico e McKinsey & Company. Questo centro funge da partner e acceleratore nei processi di trasformazione digitale, aiutando le aziende a ottimizzare le loro operazioni e a competere efficacemente nel mercato globale.
Zamò ha concluso il suo intervento esprimendo l’auspicio di vedere un’unità più forte tra le imprese del Nord Est, con un focus sulla ricerca e sull’innovazione. La sfida di unire le forze per affrontare le difficoltà economiche è un obiettivo chiave per il futuro della regione.
