Microbioma come alleato nel contrasto al mieloma: la dieta fibrosa potrebbe aiutare

Franco Fogli

Dicembre 5, 2025

Uno studio condotto da un team internazionale, co-guidato dall’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, ha rivelato che un cambiamento nella dieta può rallentare la progressione delle forme pre-mielomatose. Sotto la direzione di Matteo Bellone, responsabile dell’Unità di Immunologia Cellulare del San Raffaele, e di Urvi A. Shah, ematologa-oncologa del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, la ricerca evidenzia come una dieta ricca di fibre e basata su alimenti vegetali possa influenzare positivamente i meccanismi biologici legati alla malattia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Cancer Discovery’, suggerendo che modificare l’alimentazione potrebbe fungere da “interruttore biologico” in grado di incidere su metabolismo, sistema immunitario e flora intestinale.

Il mieloma multiplo: un tumore del sangue in crescita

Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che colpisce annualmente oltre 160.000 persone nel mondo e circa 5.000 in Italia, come riportato dagli esperti dell’IRCCS del Gruppo San Donato. Questo tipo di cancro ha origine da due condizioni precancerose, ovvero la gammopatia monoclonale di significato incerto (MGUS) e il mieloma multiplo asintomatico (SMM), che interessano oltre il 5% della popolazione sopra i 50 anni. Tali condizioni non producono sintomi immediati, ma possono evolvere in mieloma conclamato nel corso del tempo. Rallentare questa evoluzione rappresenta una delle sfide più urgenti nella ricerca ematologica. Nel 2018, il gruppo di Bellone aveva già evidenziato un legame tra il microbioma intestinale e la progressione del mieloma, scoprendo che alcuni batteri potevano alimentare processi infiammatori che accelerano la malattia. Da questa intuizione è emersa la domanda se la dieta potesse diventare uno strumento terapeutico.

I risultati dello studio ‘Nutrivention’

La sperimentazione clinica ‘Nutrivention’, condotta da Urvi A. Shah presso il Memorial Sloan Kettering, ha coinvolto 23 pazienti con MGUS e SMM, tutti con un indice di massa corporea elevato. Per un periodo di 12 settimane, i partecipanti hanno seguito una dieta ricca di fibre e prevalentemente vegetale, senza restrizioni caloriche. L’intento non era ridurre le porzioni, ma modificare le scelte alimentari, privilegiando frutta, verdura, legumi e cereali integrali. Contrariamente alle aspettative, i risultati hanno dimostrato che una dieta ricca di fibre non solo è sostenibile, ma provoca anche effetti collaterali limitati e ben tollerati, convincendo oltre il 70% dei pazienti a continuare il nuovo regime alimentare oltre le 12 settimane.

I dati raccolti, anche grazie a diari alimentari forniti dai partecipanti, indicano che l’organismo tende a rallentare la progressione della malattia. Si è registrata una riduzione del peso corporeo, un miglioramento della sensibilità all’insulina, una diminuzione dell’infiammazione e un arricchimento della flora batterica con specie capaci di produrre butirrato, noto per le sue proprietà antinfiammatorie e antitumorali. Sebbene lo studio non fosse progettato per monitorare l’andamento della malattia, in otto pazienti valutabili si è osservata una stabilizzazione della componente monoclonale (M-spike), con miglioramenti in due casi.

Meccanismi biologici e impatti sulla malattia

La ricerca condotta da Laura Cogrossi, dottoranda all’epoca dello studio e attualmente al Cancer Research UK Manchester Institute, ha dimostrato che la dieta non solo modifica i parametri clinici legati alla progressione del mieloma, ma ne spiega anche i motivi. I ricercatori hanno nutrito modelli murini con una dieta ad alto contenuto di fibre, monitorando gli effetti sul loro organismo. È emerso che la dieta ha alterato la composizione del microbioma intestinale, aumentando la produzione di acidi grassi a catena corta come il butirrato, riducendo l’aggressività della malattia nei modelli animali e rallentando la proliferazione delle cellule tumorali in coltura.

Grazie a questi cambiamenti, nei topi si è osservato un ritardo significativo nell’evoluzione verso il mieloma conclamato. Bellone sottolinea come il microbiota, riprogrammato dalla dieta, possa aver modificato l’intero microambiente tumorale, rendendolo meno favorevole alla proliferazione delle cellule di mieloma e più capace di supportare una risposta immunitaria efficace. Le molecole prodotte dai batteri intestinali, come il butirrato, potrebbero aver raggiunto il midollo osseo, influenzando le cellule immunitarie a svolgere un’azione antitumorale.

Nuove opportunità nella ricerca

Alla luce di questi risultati, si aprono nuove possibilità per studi clinici più ampi e interventi personalizzati. I ricercatori avvertono che questo approccio non intende sostituire i trattamenti oncologici, ma piuttosto affiancarli e potenziarli, intervenendo su aspetti spesso trascurati come lo stile di vita. In Italia, è stato avviato un nuovo studio clinico multicentrico, guidato dal San Raffaele con Tommaso Perini, per ampliare i risultati ottenuti. Questo progetto si inserisce nel contesto delle attività del Comprehensive Cancer Center del San Raffaele, che mira a integrare ricerca, clinica e innovazione tecnologica.

Il nuovo studio, sostenuto dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, ha come obiettivo dimostrare che le diete a base vegetale possono alterare significativamente il microbiota intestinale, aumentando la produzione di acidi grassi a catena corta nei pazienti con SMM, indipendentemente dal loro peso corporeo. Bellone conclude evidenziando l’importanza di trasformare un gesto quotidiano come mangiare in uno strumento di prevenzione scientificamente valido, con il potenziale di migliorare la qualità della vita di migliaia di persone. La ricerca pubblicata su ‘Cancer Discovery’ ha ricevuto supporto da diverse istituzioni, tra cui AIRC, Blood Cancer United, e il National Institutes of Health.

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