Il 4 dicembre 2025, il Tar del Lazio ha confermato la nomina di Eugenio Albamonte a sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (Dnaa). Questa decisione arriva dopo il rigetto del ricorso presentato dal pubblico ministero Stefano Luciani, il quale era stato escluso dalla lista dei sette magistrati proposti dalla Terza Commissione e successivamente votati dal plenum del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) per la Dnaa.
Il contesto della nomina
La nomina di Albamonte si inserisce in un contesto di rinnovamento all’interno della Dnaa, dove l’obiettivo è garantire una risposta efficace contro le minacce legate alla criminalità organizzata e al terrorismo. I giudici della prima sezione del Tar hanno esaminato il caso di Luciani, che lo scorso 18 dicembre aveva contestato la sua esclusione, motivata da una minore anzianità rispetto agli altri candidati. I magistrati nominati insieme ad Albamonte includono Antonella Fratello, Ida Teresi, Paolo Sirleo, Antonio De Bernardo, Federico Perrone Capano e Giovanni Musarò, tutti con significative esperienze nel settore.
Le motivazioni del Tar
Luciani, attualmente in servizio presso la Dda di Roma, aveva richiesto l’annullamento della delibera del Csm che aveva conferito ad Albamonte il punteggio massimo. Nella sentenza, pubblicata il 3 dicembre 2025, il collegio ha evidenziato che il giudizio su Albamonte non fosse “generico e acritico”. I dieci anni di esperienza nel gruppo che si occupa di reati contro la personalità dello Stato e terrorismo sono stati considerati significativi e accompagnati da risultati investigativi pertinenti alle competenze della Dnaa.
I giudici hanno inoltre sottolineato l’importanza di una valutazione complessiva delle attitudini richieste per il ruolo, affermando che la disparità tra le esperienze in ambito di criminalità organizzata e quelle in materia di terrorismo non deve costituire un fattore discriminante. La sentenza chiarisce che non è necessario che i candidati abbiano esperienze bilanciate in entrambi i settori per ottenere punteggi elevati.
Implicazioni della sentenza
La decisione del Tar del Lazio ha importanti implicazioni per il futuro delle nomine all’interno della Dnaa. I giudici hanno messo in guardia contro un sistema che potrebbe penalizzare i magistrati eccellenti in un solo ambito, limitando così le opportunità di carriera. La sentenza evidenzia la necessità di un approccio più flessibile, dove le competenze specifiche in un settore non escludano la valorizzazione di esperienze in un altro.
In questo modo, il Tar del Lazio ha ribadito l’importanza di un riconoscimento equo delle diverse competenze necessarie per affrontare le sfide legate alla criminalità organizzata e al terrorismo, garantendo che le nomine siano effettuate sulla base di meriti concreti piuttosto che su criteri rigidi e quantitativi. La conferma della nomina di Albamonte rappresenta un passo significativo verso una gestione più efficace delle minacce alla sicurezza nazionale.
