Prosegue senza sosta la mobilitazione degli operai e dei sindacati dei metalmeccanici nei pressi dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, ora noto come Acciaierie d’Italia. I manifestanti, che hanno trascorso la notte ai presidi lungo la statale 100 Appia, hanno intensificato le loro azioni di protesta occupando anche la statale 106 Jonica. Questa iniziativa è una risposta diretta a quello che definiscono un “piano di chiusura” dell’impianto, che mette a rischio migliaia di posti di lavoro.
La protesta continua a Taranto
Il 3 dicembre 2025, i lavoratori hanno deciso di non fermarsi e di continuare la loro lotta, con uno sciopero a oltranza proclamato dai sindacati Fim, Fiom, Uilm e Usb. Dalle 12 di ieri, i manifestanti hanno mantenuto la loro posizione, affrontando le fredde notti all’aperto, riscaldati da piccoli fuochi. La situazione è diventata sempre più tesa, con i sindacati che chiedono un intervento immediato da parte del Governo.
Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia, e Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della Camera del Lavoro di Taranto, hanno espresso la loro preoccupazione per il futuro di migliaia di lavoratori e per l’intero territorio. Hanno descritto la situazione come un “atto di dignità” e un “grido di dolore” che non può essere ignorato. I rappresentanti sindacali hanno sottolineato l’urgenza di un’assunzione di responsabilità politica per garantire la continuità occupazionale e la salvaguardia dell’industria dell’acciaio, fondamentale per l’economia italiana.
Richieste chiare e urgenti
I sindacati chiedono al Governo di ritirare un piano che, secondo loro, non offre alcuna garanzia se non quella di portare alla chiusura degli impianti. È fondamentale, affermano, convocare urgentemente un tavolo di discussione a Roma con i rappresentanti sindacali per discutere le proposte di chi lavora all’interno della fabbrica. La mancanza di chiarezza sul futuro degli investimenti e la necessità di un vero piano industriale sono al centro delle loro richieste.
“È necessario comprendere se ci sono investitori interessati e a quali condizioni vogliono rilevare gli impianti per garantire i posti di lavoro”, hanno dichiarato Bucci e D’Arcangelo, evidenziando l’importanza di un dialogo aperto e costruttivo. La Cgil pugliese ha espresso la propria solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti nel conflitto.
Le conseguenze della crisi industriale
I sindacalisti avvertono che la crisi che coinvolge l’industria dell’acciaio potrebbe avere ripercussioni devastanti non solo per i lavoratori diretti, ma anche per le famiglie e le aziende dell’indotto. Con già alcune aziende che hanno iniziato a licenziare, la situazione è critica. “Se la manifattura industriale collassa, il lavoro e ogni prospettiva di futuro svaniscono”, hanno concluso i rappresentanti sindacali, sottolineando l’urgenza di un intervento decisivo da parte del Governo per evitare una catastrofe sociale.
La mobilitazione continua, con i lavoratori determinati a far sentire la loro voce e a lottare per il loro futuro e quello delle generazioni a venire.
