Arcivescovo Delpini: la lezione di San Carlo Acutis ai giovani di Milano

Marianna Ritini

Dicembre 1, 2025

L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha condiviso riflessioni significative in un’intervista rilasciata all’Adnkronos, in concomitanza con la settimana di Sant’Ambrogio, sottolineando il tema della solitudine che caratterizza la vita di molti giovani nella metropoli lombarda. Delpini ha descritto Milano come una città piena di solitudini, alcune evidenti e altre invisibili, e ha affermato che la Chiesa non dovrebbe limitarsi a denunciare questa situazione, ma piuttosto “abitarla”. Nella sua analisi, l’arcivescovo ha evidenziato come l’individualismo prevalente porti i giovani a isolarsi, rinunciando così a costruire relazioni significative.

Il modello di Carlo Acutis per i giovani di Milano

In questo contesto, l’arcivescovo ha citato la figura di San Carlo Acutis come un esempio di riferimento per i ragazzi di oggi. Carlo, un giovane santo, rappresenta un modello originale capace di parlare all’adolescenza ferita e inquieta. Delpini ha sottolineato che Carlo “abita per sempre l’età dell’adolescenza”, offrendo ai giovani una “scintilla di luce” in un ambiente difficile. La sua storia dimostra che anche Milano può essere un luogo di santità quotidiana. L’arcivescovo ha invitato i ragazzi a trovare il coraggio di alzarsi, cercare e diventare protagonisti della propria vita.

Il dialogo tra Carlo Acutis e Gesù

Nell’intervista, Delpini ha menzionato un dialogo immaginario tra Carlo Acutis e Gesù, in cui il giovane santo pone domande esistenziali sulla vita e la morte. Carlo, noto per la sua affermazione che “tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”, incoraggia i giovani a non lasciare che superficialità e paura del giudizio altrui soffochino la loro unicità. La preghiera, per Carlo, non era un semplice dovere, ma un modo per affrontare dubbi e paure, suggerendo a ogni adolescente che non è sbagliato avere incertezze, ma è fondamentale continuare a cercare risposte.

La Chiesa come risposta alla solitudine

L’arcivescovo ha evidenziato che la Chiesa deve affrontare la solitudine che pervade Milano, riconoscendo che molte persone, in particolare i giovani, scelgono di chiudersi in sé stessi piuttosto che cercare connessioni con gli altri. Delpini ha affermato che la Chiesa può diventare un rifugio per coloro che si sentono smarriti, come dimostrano le esperienze nelle parrocchie e negli oratori. Ha anche notato che, sebbene Carlo Acutis non abbia trovato grande importanza nell’oratorio, questo può comunque rappresentare un antidoto alla solitudine, a condizione che le relazioni siano curate con attenzione.

Alternativa al consumismo e all’individualismo

Riguardo al consumismo, Delpini ha osservato che molti giovani oggi sono “liberi solo di comprare”. In un contesto dominato da individualismo e consumismo, l’esempio di Carlo Acutis può offrire un’alternativa culturale e spirituale, incoraggiando i ragazzi a cercare un senso più profondo nella vita. L’arcivescovo ha sottolineato l’importanza di trovarsi a proprio agio nella propria storia e nel proprio corpo, suggerendo che il vero valore della vita risiede nella capacità di vedere la bellezza anche in situazioni difficili.

Il messaggio digitale di Carlo Acutis

Delpini ha anche discusso l’importanza del messaggio di Carlo Acutis nel contesto digitale. Sebbene Carlo fosse un ragazzo del suo tempo, la sua visione può ispirare i giovani a utilizzare Internet non solo per il consumo, ma come strumento di connessione e comunità. L’arcivescovo ha affermato che la Chiesa ambrosiana sta lavorando per formare i giovani a utilizzare i social media in modo costruttivo, promuovendo relazioni autentiche piuttosto che superficialità.

Il futuro dei giovani ambrosiani

Guardando al futuro, Delpini ha espresso la necessità di giovani che non si rassegnino alla tristezza del mondo, ma che, come Carlo, vedano nella santità una possibilità per tutti. Ha ribadito l’importanza della speranza, invitando i ragazzi a riconoscere il valore della vita e a impegnarsi attivamente nella comunità. La promessa di felicità di Gesù, ha concluso, è ciò che può motivare i giovani a diventare protagonisti della loro vita sociale e spirituale a Milano.

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