Ucraina, l’ambasciatore Zazo commenta: “La rimozione di Yermak era inevitabile”

Marianna Ritini

Novembre 29, 2025

Il 29 novembre 2025, il dibattito politico in Ucraina è stato nuovamente scosso dalle dimissioni di Andrii Yermak, capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky. Questa decisione è giunta in seguito a perquisizioni del suo ufficio legate a uno scandalo di corruzione che ha avuto un impatto significativo sulla politica del paese. Nonostante la portata di questo evento, esperti come l’ex ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo, affermano che tali dimissioni non influenzeranno i negoziati in corso, poiché le linee rosse di Kiev rimangono inalterate: non ci sarà alcun ritiro dal Donbass e nessuna smilitarizzazione dell’esercito ucraino.

Le dimissioni di Yermak e la reazione politica

Andrii Yermak ha lasciato il suo incarico dopo aver affrontato crescenti pressioni sia dalla popolazione che dai membri del governo, i quali hanno chiesto un cambiamento a causa del potere eccessivo che Yermak aveva accumulato. Zazo ha commentato che, sebbene Zelensky avesse mostrato coraggio e carisma, la sua mancanza di interesse nella gestione quotidiana del potere ha portato a un’eccessiva delega di responsabilità a Yermak, soprannominato “cardinale Richelieu”. La nomina di Rustem Umerov come nuovo capo negoziatore ha suscitato polemiche a Kiev, dove critiche sono emerse riguardo alla scelta di Zelensky di privilegiare la lealtà rispetto alla competenza.

Zazo ha sottolineato che Umerov, già ministro della Difesa, è stato coinvolto in scandali e potrebbe non essere la figura ideale per il ruolo. Tuttavia, ci si aspetta che possa gestire la situazione in modo meno centralizzato rispetto al suo predecessore. In questo contesto, l’ex ambasciatore ha avvertito che il presidente americano Donald Trump potrebbe cercare di esercitare pressione su Zelensky affinché accetti un accordo di pace che potrebbe risultare sfavorevole per l’Ucraina.

Le linee rosse del negoziato

Zazo ha evidenziato che le linee rosse stabilite da Kiev non subiranno cambiamenti significativi. Il presidente ucraino è consapevole che ritirarsi da posizioni strategiche nel Donbass, come Kupyansk e Kramatorsk, potrebbe esporre il paese a un attacco russo. La costruzione di fortificazioni in queste aree, iniziata nel 2014, ha fornito una difesa fondamentale per le forze ucraine, e cedere queste posizioni sarebbe considerato un grave errore strategico.

Inoltre, la smilitarizzazione dell’esercito è inaccettabile per Zelensky, poiché l’Ucraina non ha attualmente la possibilità di entrare nella NATO. Le garanzie di sicurezza fornite dall’alleanza sono percepite come vaghe, rendendo un esercito forte l’unico deterrente credibile contro eventuali aggressioni. La possibilità di una tregua lungo l’attuale linea del fronte è un’opzione che Zelensky potrebbe considerare, ma senza compromettere la forza militare del paese.

Le prospettive future per l’Ucraina

Con la nomina di Umerov e il contesto politico in evoluzione, il futuro dei negoziati rimane incerto. Zazo ha affermato che, nonostante gli sforzi diplomatici, il presidente russo Vladimir Putin avrà un ruolo determinante nel decidere il termine del conflitto. La guerra potrebbe proseguire fino a quando gli Stati Uniti non decideranno di ridurre il loro coinvolgimento, concentrandosi su altre priorità geopolitiche, come il contenimento della Cina.

In questo scenario, gli europei potrebbero avere un ruolo cruciale nell’influenzare gli sviluppi. Zazo ha indicato che la confisca degli asset russi congelati in Europa rappresenta un’arma potente, e i 27 paesi membri dell’Unione Europea potrebbero essere costretti a trovare un accordo che rispetti le norme del diritto internazionale. Inoltre, la questione delle armi americane da inviare a Kiev potrebbe essere una strategia che Trump potrebbe considerare, per garantire che l’industria della difesa continui a prosperare.

×