Il 27 novembre 2025, un team di esperti della Boston University Chobanian & Avedisian School of Medicine ha pubblicato uno studio che esamina l’effetto della restrizione calorica sulla salute cerebrale. La ricerca si concentra sul potenziale di questo approccio alimentare nel contrastare le disfunzioni metaboliche e l’aumento del danno ossidativo nelle cellule del sistema nervoso, problemi che tendono a manifestarsi con l’età . I risultati suggeriscono che ridurre l’apporto calorico giornaliero del 30% per oltre vent’anni potrebbe rallentare il processo di invecchiamento cerebrale.
Il legame tra età e microglia nel cervello
Con il passare del tempo, le cellule del sistema nervoso centrale subiscono disfunzioni metaboliche e un incremento del danno ossidativo. Questi cambiamenti cellulari possono compromettere la capacità di mantenere la guaina mielinica, il rivestimento protettivo che circonda le fibre nervose, portando a una degradazione della sostanza bianca associata all’invecchiamento. La microglia, che rappresenta la principale cellula immunitaria del cervello, si attiva in risposta a lesioni o infezioni. Tuttavia, in condizioni di invecchiamento o in presenza di malattie come l’Alzheimer, la microglia può attivarsi in modo cronico, generando uno stato infiammatorio che danneggia i neuroni. Le cause di questo processo rimangono ancora poco chiare.
Il lavoro dei ricercatori americani ha utilizzato un modello sperimentale strettamente correlato all’uomo. Ana Vitantonio, studentessa di dottorato al quinto anno del Dipartimento di farmacologia, fisiologia e biofisica, ha sottolineato che, sebbene la restrizione calorica sia un intervento noto per rallentare l’invecchiamento biologico e ridurre le alterazioni metaboliche legate all’età in modelli di breve durata, la ricerca pubblicata sulla rivista Aging Cell offre prove a lungo termine sull’efficacia di questa strategia nella protezione contro l’invecchiamento cerebrale in specie più complesse.
Un lungo studio iniziato negli anni ’80
Questo studio si basa su una ricerca avviata negli anni ’80 in collaborazione con il National Institute on Aging, che ha coinvolto due gruppi di partecipanti: uno seguiva una dieta normale, mentre l’altro riduceva l’apporto calorico di circa il 30%. L’obiettivo iniziale era valutare se una dieta ipocalorica potesse allungare la vita. I partecipanti hanno vissuto normalmente e i loro cervelli sono stati analizzati post-mortem. I ricercatori hanno impiegato una tecnica avanzata chiamata sequenziamento dell’RNA a singolo nucleo, che ha permesso di esaminare il profilo molecolare delle singole cellule cerebrali. Questo ha consentito di confrontare le cellule cerebrali dei partecipanti con dieta normale con quelle di coloro che seguivano una dieta ipocalorica, rivelando l’effetto della restrizione calorica sull’espressione genica e sull’attività dei percorsi legati all’invecchiamento.
Risultati: cellule cerebrali più giovani grazie alla restrizione calorica
I risultati hanno mostrato che le cellule cerebrali sottoposte a restrizione calorica risultavano metabolicamente più sane e funzionali. Esse presentavano una maggiore espressione dei geni associati alla mielina e un’attività potenziata nei percorsi metabolici fondamentali per la produzione e il mantenimento della mielina. Gli autori dello studio affermano che questi risultati supportano l’idea che interventi dietetici prolungati possano influenzare la traiettoria dell’invecchiamento cerebrale a un livello cellulare.
Implicazioni per memoria e apprendimento
Le scoperte di questo studio potrebbero avere significative implicazioni per la cognizione e l’apprendimento. Tara L. Moore, professoressa di anatomia e neurobiologia, ha evidenziato l’importanza di queste alterazioni cellulari, affermando che le abitudini alimentari possono influenzare la salute del cervello. Una riduzione dell’apporto calorico, se mantenuta nel lungo periodo, potrebbe contribuire a rallentare alcuni aspetti dell’invecchiamento cerebrale.
