Durante il volo di ritorno dal **Medio Oriente**, avvenuto a metà **ottobre 2025**, il **presidente** degli **Stati Uniti**, **Donald Trump**, ha dato vita alla prima bozza di un **piano** per risolvere il **conflitto** in **Ucraina**. Questa informazione è emersa da una ricostruzione pubblicata dal **Wall Street Journal**, che ha rivelato come Trump, dopo aver facilitato un **accordo** tra **Israele** e **Hamas**, abbia incaricato il genero **Jared Kushner** e l’inviato speciale **Steve Witkoff** di elaborare una proposta per affrontare anche la **crisi** ucraina. I due consiglieri si sono messi subito al lavoro, scrivendo le prime linee di un progetto che si articolerà in **28 punti**, mentre l’idea di un’iniziativa diplomatica parallela, al di fuori dei tradizionali canali istituzionali, ha preso forma.
Le richieste di Dmitriev
Nei giorni successivi, il lavoro di **Kushner** e **Witkoff** ha visto l’inclusione di **Kirill Dmitriev**, emissario del **Cremlino** e figura con forti legami con **Vladimir Putin**. Dmitriev ha volato a **Miami** il weekend precedente **Halloween**, dove ha partecipato a incontri riservati con i due consiglieri. Durante queste discussioni, i tre hanno delineato una visione generale dell’**accordo**, ma Dmitriev ha avanzato richieste più incisive: il rifiuto dell’ingresso dell’**Ucraina** nella **NATO**, il ritiro totale delle forze russe dal **Donbass** e da altre aree contese, insieme a una significativa diminuzione delle forze armate ucraine. Fonti americane hanno indicato che queste richieste erano volte a ottenere l’approvazione di **Putin**.
Parallelamente, la bozza del piano è stata condivisa con i rappresentanti ucraini. **Witkoff** e **Kushner** hanno invitato il consigliere per la sicurezza nazionale dell’**Ucraina**, **Rustem Umerov**, a **Miami**. Umerov ha valutato il documento come “più favorevole alla **Russia** che all’**Ucraina**” e ha suggerito di informare direttamente il presidente **Volodymyr Zelensky**. Il **16 novembre**, in una conversazione descritta come “franca ma costruttiva”, **Kushner** e **Witkoff** hanno presentato il piano a **Zelensky**, il quale, pur ringraziando **Trump** e i suoi consiglieri, ha sottolineato che la proposta necessitava di ulteriori modifiche. Una seconda chiamata nello stesso weekend ha confermato che **Kiev** intendeva mantenere aperti i canali di dialogo, ma considerava la bozza iniziale inaccettabile.
Il ‘terremoto’ diplomatico
Il vero colpo di scena è avvenuto quando il piano è trapelato sulla stampa. Le condizioni, ritenute eccessivamente favorevoli al **Cremlino**, hanno scatenato un’ondata di shock tra gli alleati europei e una **crisi diplomatica**. **Marco Rubio**, segretario di Stato, ha ricevuto il documento solo il **18 novembre**, durante la visita alla **Casa Bianca** del principe ereditario saudita **Mohammed bin Salman**. In seguito, è stato sommerso da chiamate da parte di parlamentari americani ed europei indignati. Alcuni senatori hanno riferito che **Rubio** ha attribuito l’influenza russa a un “interlocutore senza nome”, pur riconoscendo che anche **Kiev** aveva contribuito a diverse parti del testo.
La riunione di Ginevra
Nel frattempo, la **Casa Bianca**, già impegnata in un percorso diplomatico ufficiale, si è vista costretta a integrare il piano nella propria strategia. A **Kiev**, l’inviato **Dan Driscoll** ha ricordato che **Washington** aveva in passato sospeso gli aiuti militari, suggerendo che potrebbe farlo di nuovo se l’**Ucraina** rifiutasse qualsiasi proposta di negoziato. Per mitigare le conseguenze politiche, **Rubio** ha convocato d’urgenza una riunione a **Ginevra** con **Witkoff**, **Kushner** e rappresentanti ucraini ed europei. Durante questo incontro, sono state concordate modifiche per rendere il piano più accettabile per **Kiev**, tra cui l’aumento del limite massimo delle forze armate ucraine e la rimozione della clausola che vietava l’ingresso dell’**Ucraina** nella **NATO**. Funzionari americani hanno assicurato che la versione finale del piano avrebbe rispettato gli obiettivi fondamentali di **Kiev**.
