Decreto di espulsione per l’imam di Torino: “Accuse di fondamentalismo e antisemitismo”

Lorenzo Di Bari

Novembre 26, 2025

Il 26 novembre 2025, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha emesso un decreto di espulsione nei confronti di Mohamed Shahin, noto Imam della Moschea Omar Ibn Khattab situata in via Saluzzo a Torino. Le motivazioni che hanno portato a questa decisione, come riportato da fonti vicine all’Adnkronos, evidenziano il ruolo di Shahin all’interno di ambienti legati all’Islam radicale, considerato incompatibile con i valori democratici e etici del sistema italiano.

Motivazioni dell’espulsione

Il decreto di espulsione sottolinea che Mohamed Shahin ha un’importante influenza in circoli radicali, promuovendo un’ideologia fondamentalista e anti-semita. Le autorità italiane hanno evidenziato come il suo operato rappresenti una minaccia concreta e attuale per la sicurezza dello Stato. In particolare, il documento menziona le sue dichiarazioni rilasciate durante una manifestazione pro Palestina tenutasi il 9 ottobre 2025, dove ha difeso i terroristi di Hamas, legittimando atti di violenza contro cittadini israeliani, avvenuti il 7 ottobre 2023. Queste affermazioni hanno suscitato una vasta indignazione, anche tra i membri meno radicali del movimento pro Palestina.

Precedenti legali e considerazioni sulla sicurezza

Oltre alle dichiarazioni controverse, Mohamed Shahin è stato denunciato per il reato di blocco stradale durante una manifestazione a Torino il 17 maggio 2025. Tali comportamenti hanno contribuito a rafforzare la posizione del governo italiano riguardo la necessità di prevenire attività potenzialmente terroristiche. Nel decreto, si evidenzia come le esigenze di sicurezza dello Stato debbano prevalere rispetto a considerazioni legate alla sua situazione familiare, ai legami con il territorio, alla durata del soggiorno e alla sua condizione lavorativa ed economica.

Implicazioni della decisione

L’espulsione di Mohamed Shahin rappresenta un passo significativo per le autorità italiane, che stanno intensificando le misure di sicurezza in risposta a minacce percepite. La decisione si inserisce in un contesto più ampio di attenzione verso l’infiltrazione di ideologie radicali nel paese, con l’obiettivo di tutelare i valori democratici e la sicurezza dei cittadini. La vicenda di Shahin potrebbe avere ripercussioni anche sul dibattito pubblico riguardo la gestione dell’immigrazione e la sicurezza nazionale in Italia, sollevando interrogativi su come bilanciare diritti individuali e necessità di protezione collettiva.

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