Il carcere di Rebibbia, situato a Roma, sta affrontando una situazione critica, come evidenziato dall’ex sindaco Gianni Alemanno nel suo “Diario di cella 33”. In un periodo in cui l’Italia è colpita da nevicate, le condizioni all’interno dell’istituto penitenziario sono al limite. La mancanza di riscaldamento, con i termosifoni spenti e le caldaie non funzionanti, ha reso la vita difficile sia per i detenuti che per gli agenti della polizia penitenziaria.
Condizioni di vita nel carcere di Rebibbia
Il 26 novembre 2025, Gianni Alemanno ha pubblicato un post sui social media dove denuncia il sovraffollamento e le difficoltà quotidiane che affrontano i detenuti. Secondo quanto riportato, i termosifoni sono spenti dal 23 novembre, mentre le temperature continuano a scendere. Alemanno scrive che le caldaie sono rotte e che anche gli agenti, che lavorano nella loro caserma adiacente, si trovano in condizioni simili. La mancanza di acqua calda nelle docce dopo le 20 è un ulteriore problema, rendendo la situazione ancora più insostenibile.
Il detenuto descrive gli agenti della polizia penitenziaria come “imbacuccati come i soldati di Napoleone in Russia“, costretti a lavorare in un ambiente gelido. Alemanno critica anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando che il sovraffollamento nelle carceri continua a crescere senza alcuna soluzione in vista. La situazione è aggravata dal crollo del tetto di un altro istituto penitenziario, Regina Coeli, mentre Rebibbia è al collasso.
Trasformazione delle aree comuni in celle
Nel suo resoconto, Alemanno racconta della trasformazione delle sale sociali in celle di emergenza. Questi spazi, originariamente destinati alla socialità, sono stati convertiti in celle a causa dell’incapacità di gestire il sovraffollamento. “Ogni reparto ha una saletta dedicata alla socialità”, spiega, ma ora queste stanze ospitano sei brande disposte in modo disordinato, con materassi arrivati solo dopo giorni di attesa. La mancanza di armadietti e la presenza di un tavolo centrale ingombro di oggetti rendono l’ambiente estremamente precario.
Alemanno fa notare che per una settimana i detenuti hanno dovuto convivere con un bagno privo di scarico, utilizzando secchi d’acqua per le necessità quotidiane. Questa situazione di emergenza non fa che evidenziare le carenze strutturali del sistema penitenziario e il crescente numero di detenuti.
Prospettive future e timori di Alemanno
Gianni Alemanno esprime preoccupazione per il futuro del carcere di Rebibbia, temendo che la situazione non potrà migliorare a breve. Anche se prevede che la caldaia sarà riparata e i muri gelidi dell’istituto inizieranno a riscaldarsi, il problema del sovraffollamento rimarrà irrisolto. Con un tono polemico, conclude che potrebbe essere detto che il sovraffollamento aiuta a combattere il freddo, poiché i detenuti, accatastati gli uni sugli altri, si riscaldano a vicenda.
Questa denuncia di Alemanno mette in luce non solo le condizioni di vita all’interno del carcere, ma anche le problematiche più ampie del sistema penitenziario italiano. La situazione attuale richiede un’attenzione urgente da parte delle autorità competenti per garantire il rispetto dei diritti umani e il miglioramento delle condizioni di vita in carcere.
