La tragica vicenda di Manuela Petrangeli, uccisa a Roma il 4 luglio 2024, continua a suscitare indignazione e riflessioni sulla violenza di genere. Gianluca Molinaro, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dallo stalking, si trova ora di fronte alla giustizia, con la richiesta da parte della pubblica accusa di una condanna all’ergastolo.
Il caso di Manuela petrangeli
Manuela Petrangeli, descritta come una donna forte e solare, è stata brutalmente assassinata con un fucile a canne mozze. La sua morte ha scosso non solo i suoi cari, ma l’intera comunità, evidenziando la drammatica realtà della violenza domestica. Durante la requisitoria, la pubblica ministero Antonella Pandolfi ha sottolineato come Molinaro, il padre del figlio di Manuela, sia diventato vittima delle proprie ossessioni, incapsulando un modello di patriarcato che ha portato a questa tragedia. La Pandolfi ha chiesto ai giudici della Prima Corte d’Assise di Roma una condanna severa, evidenziando la necessità di proteggere le donne da simili atti di violenza.
Le accuse contro gianluca molinaro
Gianluca Molinaro affronta accuse gravi, tra cui l’omicidio aggravato dalla premeditazione, lo stalking e la detenzione abusiva di armi. La procura, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, ha presentato un quadro dettagliato delle evidenze raccolte, tra cui messaggi vocali e testi che rivelano la crescente ossessione di Molinaro nei confronti di Manuela. Durante la requisitoria, la pm Pandolfi ha fatto riferimento alla data del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, per sottolineare l’importanza di ricordare Manuela e la sua storia.
Il contesto della violenza di genere
Il caso di Manuela Petrangeli non è isolato, ma rappresenta una triste realtà che affligge molte donne. La pm ha evidenziato come Molinaro non sia riuscito a superare la separazione, alimentando una rabbia cieca e un’ossessione patologica. I messaggi minatori inviati alla vittima prima del femminicidio raccontano una storia di violenza premeditata. La Pandolfi ha descritto l’omicidio come un’esecuzione fredda e lucida, non un raptus, ma una pianificazione meticolosa da parte di Molinaro. La testimonianza della pubblica accusa si è conclusa con una forte condanna della cultura che giustifica la violenza contro le donne, richiamando l’attenzione sulla necessità di un cambiamento sociale profondo.
Le parole della pm hanno risuonato in aula, richiamando l’attenzione su una questione urgente e necessaria: la protezione delle donne e la lotta contro la violenza di genere. La sentenza attesa nei prossimi giorni rappresenta non solo il destino di Gianluca Molinaro, ma anche un simbolo della lotta contro l’impunità e per la giustizia per tutte le vittime di violenza.
