Presentato il quindicesimo rapporto ‘Io sono Cultura’, il sistema culturale e creativo italiano continua a dimostrarsi un motore fondamentale per l’economia del Paese, generando un valore aggiunto di circa 302,9 miliardi di euro. I dati, relativi al 2024, mostrano un incremento significativo sia del valore aggiunto, che raggiunge i 112,6 miliardi di euro (+2,1% rispetto al 2023), sia dell’occupazione nel settore, con 1,5 milioni di addetti (+1,6% rispetto allo scorso anno). Questi risultati emergono dal rapporto annuale realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Deloitte, presentato oggi, 15 maggio 2025.
Presentazione del rapporto e partecipanti
L’edizione di quest’anno è stata presentata da Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, insieme ad Andrea Prete, presidente di Unioncamere, Alessandro Rinaldi, vicedirettore generale del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, Valeria Brambilla, amministratore delegato di Deloitte & Touche, e Beniamino Quintieri, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale. Durante l’evento, hanno partecipato anche Antonella Andriani, vicepresidente dell’Adi Associazione per il Disegno Industriale; Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio; Raffaele Ranucci, amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma; e Chiara Sbarigia, presidente dell’Apa Associazione Produttori Audiovisivi. Il rapporto, che ha visto la collaborazione di istituzioni e aziende del settore, evidenzia l’importanza della cultura e della creatività come leve per la crescita economica e sociale del Paese.
Settori e regioni in crescita
L’analisi del rapporto mette in evidenza il settore dei software e dei videogiochi, il quale contribuisce in misura maggiore alla ricchezza della filiera, generando un valore aggiunto di 17,7 miliardi di euro. Le regioni che si distinguono per la produzione di ricchezza culturale sono Lombardia e Lazio, mentre Sardegna e Calabria mostrano una crescita significativa rispetto al 2023. Nella classifica delle città , Milano si posiziona al primo posto per valore aggiunto e occupazione, seguita da Roma, Torino, Firenze, Monza-Brianza, Trieste e Bologna. Questi dati dimostrano come la cultura non solo rappresenti un’importante risorsa economica, ma anche un fattore di identità e coesione sociale.
Il ruolo della cultura nell’economia italiana
Il rapporto sottolinea come la cultura e la bellezza siano elementi fondamentali dell’identità italiana, contribuendo in modo sostanziale all’economia del Paese. Le industrie culturali e creative si affermano come settori strategici, capaci di generare occupazione e ricchezza. Infatti, nel 2024, il valore aggiunto della cultura ha raggiunto 112,6 miliardi di euro, con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente e un aumento del 19,2% rispetto al 2021. La filiera culturale è composta da quasi 289 mila imprese e oltre 27.700 organizzazioni senza scopo di lucro, dimostrando un forte impegno da parte di soggetti privati, pubblici e del terzo settore.
Ripresa del Mezzogiorno e sfide future
Il rapporto evidenzia anche la ripresa del Mezzogiorno, che nel 2024 ha registrato tassi di crescita superiori alla media nazionale, con un incremento del valore aggiunto del 4,2% e un aumento degli occupati del 2,9%. In particolare, Calabria e Sardegna si distinguono per gli incrementi significativi in entrambi gli ambiti. Ermete Realacci ha affermato che la cultura e la bellezza sono essenziali per affrontare le sfide future, come la crisi climatica, e che l’Italia, con il suo milione e mezzo di addetti nel settore culturale, può fornire un contributo importante alla transizione verso un’economia più sostenibile e competitiva.
Investimenti e formazione nel settore culturale
Andrea Prete ha messo in luce la necessità di investire nelle competenze delle persone per sostenere la crescita del sistema culturale e creativo. Le imprese segnalano difficoltà nel reperire profili professionali adeguati, in particolare figure con competenze ibride che uniscano creatività e tecnologia. La trasformazione digitale richiede professionisti capaci di integrare queste competenze, rendendo fondamentale il collegamento tra il mondo della cultura e le istituzioni educative. Valeria Brambilla di Deloitte ha sottolineato l’importanza di misurare il valore generato dalla cultura, evidenziando come questo impatto superi i confini economici e occupazionali, investendo anche nella coesione sociale e nel benessere delle comunità .
Prospettive future e dinamiche settoriali
Il rapporto ‘Io sono Cultura’ permette di analizzare l’evoluzione della filiera culturale e creativa in termini di produzione di ricchezza e creazione di posti di lavoro. Nel 2024, i settori che hanno mostrato una crescita significativa includono i software e i videogiochi, le attività di comunicazione e le performing arts. Tuttavia, non tutti i settori hanno registrato andamenti positivi; l’editoria e la stampa, pur mantenendo un ruolo centrale, hanno visto una crescita più contenuta. La contrazione del settore architettura e design, influenzata dalla fine degli incentivi fiscali nell’edilizia, rappresenta una sfida importante per il futuro. Gli Embedded Creatives, professionisti culturali attivi in vari settori, continuano a generare un valore aggiunto significativo, confermando il loro ruolo strategico nell’innovazione e nella crescita economica.
