L’operazione di fusione tra Unicredit e Banco BPM ha subito una brusca interruzione a causa delle restrizioni imposte dal governo italiano. La Commissione Europea, guidata dalla commissaria ai Servizi Finanziari Maria Luìs Albuquerque, ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia riguardo alla normativa sul golden power, utilizzata per influenzare l’offerta pubblica di scambio (Ops) proposta da Unicredit. Questo sviluppo è emerso dopo sette mesi di discussioni e incertezze, culminando in una decisione che segna un punto di svolta nelle relazioni tra l’Italia e le istituzioni europee.
Avvio della procedura di infrazione
Il 2 dicembre 2025, la Commissione Europea ha ufficialmente avviato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. La commissaria Albuquerque ha superato le esitazioni della presidente Ursula von der Leyen, che ha mostrato un certo riguardo nei confronti del governo di Giorgia Meloni. La questione era rimasta bloccata sulla scrivania di von der Leyen, ma la situazione spagnola ha giocato un ruolo cruciale: la Spagna, sotto la guida di Pedro Sanchez, è stata già messa in mora per motivi simili. La normativa che ha sollevato preoccupazioni in Italia è stata utilizzata anche da Madrid per ostacolare l’Ops di BBVA su Banco Sabadell.
Questo intervento della Commissione è stato inevitabile, poiché l’uso eccessivo del golden power rischia di diventare un problema sistemico all’interno dell’Unione Europea. Le autorità europee mirano a promuovere l’Unione bancaria e il mercato dei capitali, ma le restrizioni nazionali sulle fusioni bancarie mettono a repentaglio questi obiettivi. La BCE, da tempo, auspica fusioni transfrontaliere, ma il panorama attuale rende difficile realizzare tali operazioni, come evidenziato dalle parole del presidente di Unipol, Carlo Cimbri.
Le differenze di trattamento tra Italia e Germania
Il trattamento della Commissione nei confronti dell’Italia si distingue nettamente da quello riservato alla Germania. Quest’ultima ha bloccato l’ascesa di Unicredit nel capitale di Commerzbank senza che venisse avviata una procedura di infrazione. Il cancelliere Friedrich Merz e il ministro delle Finanze Lars Klingbeil hanno espresso chiaramente la loro opposizione a un possibile takeover da parte di Unicredit. Andrea Orcel, l’attuale CEO di Unicredit, ha scelto di non proseguire su questo fronte, rispettando le indicazioni provenienti da Berlino.
La Commissione Europea, pur avendo il potere di intervenire, non ha ritenuto di avviare una procedura di infrazione contro la Germania, nonostante le pressioni politiche. Questo ha suscitato interrogativi sulla coerenza dell’approccio della Commissione, che sembra più incline a intervenire contro gli Stati membri del sud Europa. La gestione di von der Leyen ha sollevato dubbi sulla sua imparzialità , dato che le sue decisioni sembrano influenzate da un gruppo di consiglieri di origine tedesca.
La risposta dell’Italia e le prospettive future
L’Italia ha ora due mesi per rispondere alla lettera di messa in mora ricevuta dalla Commissione, che segna l’inizio della procedura di infrazione. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che il governo italiano intende affrontare la situazione in modo “costruttivo e collaborativo”, proponendo modifiche legislative per superare le obiezioni sollevate. Questa posizione è in linea con quella del vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, che ha espresso preoccupazione per l’applicazione del golden power all’Ops di Unicredit.
Tajani ha sottolineato l’importanza di trovare una soluzione attraverso il dialogo con Bruxelles, mentre Flavio Tosi, eurodeputato di Forza Italia, ha definito la messa in mora come una conferma delle preoccupazioni espresse riguardo all’operazione. Nonostante l’infrazione sia arrivata in un momento in cui Unicredit ha già abbandonato l’offerta, essa potrebbe avere ripercussioni legali significative. La banca ha recentemente fatto appello contro una sentenza del TAR del Lazio che ha confermato le condizioni imposte dal governo italiano.
