Un anziano residente a Washington, già affetto da diverse patologie, è deceduto a causa di complicazioni legate a un’infezione da influenza aviaria, un evento che ha destato particolare attenzione. Questo caso rappresenta il primo decesso umano associato al ceppo H5N5 negli Stati Uniti, un virus che finora era stato osservato solo negli animali. La notizia è stata confermata dal Dipartimento della Salute dello Stato di Washington, il quale ha specificato che l’uomo, ricoverato in ospedale e sottoposto a trattamento, non è riuscito a superare le gravi conseguenze dell’infezione.
Il caso di influenza aviaria a Washington
Il 22 novembre 2025, alle ore 20:04, è stato riportato il decesso del paziente, che era stato identificato come il primo caso umano di infezione da H5N5. L’anziano, secondo quanto comunicato dalle autorità sanitarie, era già affetto da patologie preesistenti, il che ha contribuito alla gravità della sua condizione. Nonostante le cure ricevute, le complicazioni derivanti dall’infezione hanno avuto esito fatale. Questo evento segna un punto di riferimento significativo nella storia dell’influenza aviaria negli Stati Uniti, dove, negli ultimi nove mesi, non era stato segnalato alcun caso umano di questo tipo.
La CNN ha sottolineato che questo è il secondo decesso umano legato all’influenza aviaria negli Stati Uniti, con il primo caso documentato di H5N5. I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) hanno rassicurato la popolazione, affermando che il rischio di trasmissione del virus all’uomo rimane basso. Le autorità sanitarie stanno monitorando attentamente le persone che sono state in contatto con il paziente, ma fino ad ora non sono stati riscontrati ulteriori casi di infezione.
Origine del contagio e monitoraggio delle autorità
Il Dipartimento della Salute dello Stato di Washington ha rivelato che l’anziano possedeva un allevamento di volatili domestici nel suo cortile. Le indagini hanno rivelato la presenza del virus dell’influenza aviaria nell’ambiente dell’allevamento, suggerendo che la fonte di contagio per il paziente sia stata l’esposizione al pollame domestico o agli uccelli selvatici. Questo scenario evidenzia l’importanza di un attento monitoraggio delle infezioni aviarie, specialmente in contesti in cui gli esseri umani possono entrare in contatto diretto con animali infetti.
L’influenza aviaria ha infettato gli uccelli selvatici a livello globale per decenni, ma l’epidemia attuale, iniziata nel gennaio 2022 con il ceppo H5N1, ha mostrato una diffusione senza precedenti tra i mammiferi. Secondo i CDC, nel corso di questa epidemia sono stati segnalati 71 casi umani di influenza aviaria negli Stati Uniti, in particolare nel 2024. Le autorità sanitarie continuano a monitorare la situazione, prestando attenzione ai potenziali rischi per la salute pubblica.
Preoccupazioni per un possibile futuro problema pandemico
Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha lanciato un allerta riguardo alla potenziale minaccia pandemica rappresentata dall’influenza aviaria. In un post su X, Bassetti ha sottolineato che le autorità sanitarie non devono sottovalutare il rischio associato a questi virus, specialmente alla luce dell’aumento dei casi di H5N1 tra i mammiferi e nell’uomo. La crescente incidenza di infezioni da influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) richiede un’attenzione costante e misure preventive adeguate per proteggere la salute pubblica.
La situazione attuale solleva interrogativi sulla gestione e il controllo delle infezioni aviarie, in particolare per le persone che lavorano a stretto contatto con animali. Sebbene alcuni casi di influenza aviaria possano presentarsi in forma grave, la maggior parte dei pazienti ha manifestato sintomi lievi. Tuttavia, la continua vigilanza delle autorità sanitarie rimane cruciale per affrontare eventuali sviluppi futuri.
