Caso Shalabayeva, appello bis: confermate le condanne per Cortese, Improta e altri imputati

Lorenzo Di Bari

Novembre 20, 2025

La recente sentenza emessa dalla Corte di Appello di Firenze ha nuovamente ribaltato il destino di cinque alti funzionari di polizia, condannati a scontare una pena di quattro anni per sequestro di persona. Questo verdetto si riferisce ai fatti accaduti nel 2013, quando Alma Shalabayeva e sua figlia Alua furono espulse dall’Italia, un episodio che ha sollevato un acceso dibattito sulla legalità delle azioni delle forze dell’ordine.

Il verdetto della Corte di Appello

Il 20 novembre 2025, i giudici fiorentini hanno emesso la sentenza che ha condannato Renato Cortese, Maurizio Improta, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma. Le loro condanne seguono un percorso giuridico complesso, iniziato con una sentenza di primo grado del Tribunale di Perugia, dove erano stati già condannati a pene variabili tra i quattro e i cinque anni. Tuttavia, nel giugno 2022, la Corte di Appello di Perugia aveva annullato tali condanne, dichiarando che “il fatto non sussiste”. Questa decisione è stata successivamente annullata dalla Corte di Cassazione nell’ottobre 2023, che ha disposto un nuovo processo, culminato nella sentenza odierna.

Il caso di Alma Shalabayeva

Il caso ha avuto inizio la notte tra il 28 e il 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva fu arrestata dalla Digos per essere identificata. La donna era in possesso di un documento di identità contraffatto, mentre le forze dell’ordine erano in cerca del marito, il dissidente kazako Muktar Ablyazov. Accusata di possesso di un passaporto falso, Shalabayeva e la figlia furono espulse dall’Italia due giorni dopo. Solo nel 2014, la donna ottenne asilo politico in Italia, dopo essere tornata nel Paese. All’epoca dei fatti, Cortese era il dirigente della Squadra mobile di Roma, mentre Improta guidava l’Ufficio immigrazione; Armeni, Stampacchia e Tramma erano i loro collaboratori.

La reazione della difesa

La reazione alla sentenza non si è fatta attendere. L’avvocato Bruno Andò, difensore di Maurizio Improta, ha espresso la sua sorpresa per l’esito del giudizio. “Siamo scossi dall’esito del giudizio. Leggeremo le motivazioni e senz’altro impugneremo la sentenza in Cassazione perché siamo intimamente convinti della piena innocenza degli imputati”, ha dichiarato Andò all’agenzia di stampa Adnkronos. La difesa ha già annunciato l’intenzione di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione, evidenziando la determinazione a contestare questa nuova condanna.

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