Il noto cantante Enrico Ruggeri ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, pubblicata il 19 novembre 2025, in cui ha espresso il suo pensiero sulla musica contemporanea e ha condiviso aneddoti legati alla sua carriera. Ruggeri, 68 anni, ha affrontato temi di grande attualità, rivelando le sue opinioni su diverse questioni che riguardano il mondo della musica e della società.
Le cantanti di oggi e la mancanza di personalità
Nel corso della conversazione, Ruggeri ha commentato l’attuale panorama musicale femminile, affermando: “Le cantanti di oggi sono tutte brave, ma manca la personalità. Spessore zero”. Secondo il cantautore milanese, le artiste contemporanee non riescono a esprimere la stessa carica emotiva e individualità che caratterizzavano le generazioni passate. Ha sottolineato che la mancanza di una forte identità artistica rende difficile per il pubblico connettersi con le loro canzoni. Ruggeri ha paragonato le nuove voci a figure storiche della musica, citando Françoise Hardy come esempio di sensualità e carisma, nonostante il suo stile riservato.
Riflessioni su Medio Oriente e cultura pop
Ruggeri ha anche parlato del suo interesse per questioni sociali e politiche, in particolare riguardo al Medio Oriente e alla Palestina. Ha dichiarato di aver affrontato questi temi nei suoi testi prima che diventassero di moda, criticando l’uso strumentale della bandiera palestinese da parte di giovani artisti. “Ne ho scritto prima che diventasse un hype“, ha detto, evidenziando come la superficialità di alcune canzoni contemporanee possa ridurre questioni complesse a semplici slogan.
Il finale di ‘Quello che le donne non dicono’ e la cultura woke
Durante l’intervista, Ruggeri ha condiviso un aneddoto riguardante la sua celebre canzone “Quello che le donne non dicono”, scritta per Fiorella Mannoia. Ha rivelato che il finale originale della canzone prevedeva un messaggio di speranza, che è stato modificato in una chiusura più pessimista. “L’incertezza è già nel testo“, ha spiegato, criticando il cambiamento come una forzatura influenzata dalla cultura woke. Ruggeri ha sottolineato che la canzone parla delle speranze disattese delle donne, invitando i loro partner a tornare a essere come all’inizio della relazione.
Critiche alla gestione del Covid e alle restrizioni
Infine, Ruggeri ha espresso la sua frustrazione riguardo alla gestione della pandemia di Covid-19, raccontando di come la sua carriera sia stata influenzata da queste circostanze. Ha affermato di essere stato messo da parte per tre anni a causa delle sue opinioni critiche nei confronti delle misure adottate, definendo il pensiero dominante come “peggio del ventennio fascista“. Ruggeri ha messo in discussione l’imposizione del green pass, sostenendo che tali restrizioni abbiano limitato la libertà individuale dei cittadini.
Le dichiarazioni di Ruggeri offrono uno spaccato interessante su un artista che continua a riflettere su temi di rilevanza sociale e culturale, mantenendo viva la sua voce nel panorama musicale italiano.
