Mario Adinolfi: “Kessler ha agito con metodo nazista, sorprende il silenzio della Chiesa”

Marianna Ritini

Novembre 18, 2025

Mario Adinolfi, noto giornalista e fondatore del Popolo della Famiglia, ha espresso forti critiche riguardo al recente suicidio assistito di Alice ed Ellen Kessler, avvenuto il 17 novembre 2025 nella loro abitazione in Germania. Adinolfi ha sottolineato la mancanza di compassione e il silenzio dei media rispetto a questo evento, paragonandolo a pratiche di eutanasia già attuate dal regime nazista durante gli anni Trenta.

Il macabro parallelo storico

Adinolfi ha commentato che il duplice suicidio delle due donne rappresenta un triste epilogo di una logica di eliminazione delle vite considerate “non utili” dalla società. Secondo il fondatore del Popolo della Famiglia, il programma di eutanasia noto come Aktion T4, messo in atto dai nazisti, ha avuto come obiettivo l’eliminazione di anziani e disabili, visti come un costo per lo Stato. “La storia si ripete”, ha affermato Adinolfi, evidenziando come la società contemporanea stia riprendendo simili pratiche, mascherate da una falsa idea di progresso e diritti civili.

Il giornalista ha richiamato alla memoria il film celebrato al Festival di Venezia nel 1941, che glorificava l’eutanasia, sottolineando che oggi si stanno celebrando eventi simili. Adinolfi ha visto con preoccupazione come i media abbiano applaudito il suicidio assistito delle Kessler, presentandolo come un trionfo della civiltà. La sua denuncia si è rivolta anche alla Chiesa, accusata di silenzio complice di fronte a tali atrocità, ricordando che in passato la gerarchia ecclesiastica si era mobilitata contro la propaganda nazista.

Una critica al silenzio della Chiesa

Il fondatore del Popolo della Famiglia ha espresso incredulità per il silenzio della Chiesa riguardo al suicidio assistito, considerando che in passato i vescovi tedeschi si erano attivati per impedire la visione di opere che promuovevano l’eutanasia. “Oggi, mentre si discute della fine della cristianità, i cardinali italiani rimangono in silenzio”, ha affermato Adinolfi. Ha esortato i membri della Chiesa a prendere posizione contro ciò che considera una barbarie, chiedendo preghiere per le anime di Alice ed Ellen Kessler.

Adinolfi ha messo in evidenza che la vita non è un bene disponibile e ha avvertito che lo Stato non ha il diritto di decidere chi debba vivere o morire. Ha richiamato l’attenzione sul fatto che l’Italia non dovrebbe seguire il modello di altri paesi nordici, dove l’eutanasia è diventata una pratica comune. Ha citato la figura di Giovanni Paolo II, ricordando il suo impegno a favore della vita e della dignità umana, e ha criticato l’atteggiamento attuale della Chiesa.

Un appello alla difesa della vita

Adinolfi ha concluso il suo intervento con un appello alla società italiana affinché non segua la strada dell’ideologia eutanasica. Ha messo in guardia contro le conseguenze di una cultura che considera la vita dei sofferenti come un onere. “Il diritto alla morte non esiste”, ha affermato, sottolineando che ogni individuo, anche il più fragile, ha diritto a ricevere cure e assistenza. Ha richiamato l’attenzione su come il sistema giuridico italiano debba difendere i valori fondamentali della vita, rifiutando pratiche che hanno portato a sofferenze in altri paesi europei.

Adinolfi ha chiuso il suo discorso sottolineando che la memoria delle vittime del passato deve servire come monito per non ripetere gli errori della storia. La sua posizione è chiara: la vita è sacra e deve essere protetta in ogni sua forma, senza eccezioni.

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