Omicidio Attanasio: un testimone rivela dettagli sulla miniera di niobio russa

Franco Fogli

Novembre 17, 2025

La recente testimonianza di un operatore presente al momento dell’agguato che ha portato alla morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, ha suscitato nuova attenzione sull’inchiesta ancora aperta. L’episodio, avvenuto il 21 febbraio 2021 in Congo, ha visto il convoglio del World Food Program attaccato nella regione del Nord Kivu. Le dichiarazioni sono state depositate presso la Procura di Roma, dove le indagini continuano a progredire.

Dettagli sull’omicidio dell’ambasciatore Attanasio

Luca Attanasio, ambasciatore d’Italia in Congo, e il carabiniere Vittorio Iacovacci sono stati uccisi in un’imboscata mentre viaggiavano in un convoglio del World Food Program nei pressi di Kibumba. L’attacco ha avuto luogo in un’area remota, dove gli assalitori hanno prima ucciso l’autista e poi estratto l’ambasciatore dall’auto. Secondo le ricostruzioni, l’obiettivo degli aggressori era di portarlo in una zona collinare ricoperta di vegetazione. Tuttavia, un incontro inaspettato con i ranger che garantivano la sicurezza dei lavoratori locali ha portato a un’escalation della violenza, culminando nell’uccisione del carabiniere e nel ferimento grave di Attanasio, che è deceduto poco dopo essere stato trasportato all’ospedale dell’Onu a Goma.

Le indagini, iniziate subito dopo l’accaduto, hanno portato a un fascicolo aperto per omicidio a carico di ignoti. Nel febbraio 2024, un giudice ha dichiarato il non luogo a procedere per due dipendenti del Programma Alimentare Mondiale, Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, per “difetto di giurisdizione”. Tuttavia, il caso rimane aperto e le autorità stanno esaminando nuove prove.

Nuove testimonianze e potenziali sviluppi

Recentemente, un operatore che si trovava sulla scena dell’agguato ha fornito una testimonianza cruciale, depositata presso la Procura di Roma. Questa dichiarazione è stata raccolta nell’ambito delle indagini difensive condotte dall’avvocato della famiglia Attanasio, supportato da esperti internazionali. La testimonianza, accompagnata da documenti, fotografie e mappe, suggerisce che il convoglio dell’ambasciatore fosse diretto verso la zona di Ruthsuru e Lueshe, un’area storicamente legata a interessi russi per la presenza di una miniera di pirocloro-niobio.

Il niobio, materiale raro e strategico, è fondamentale per la produzione di leghe resistenti a temperature estreme, utilizzate in ambito militare. Questa connessione solleva interrogativi sulla vera natura della missione dell’ambasciatore e sulle motivazioni dietro l’agguato. L’operatore ha anche rivelato di aver subito furti nella propria abitazione, esprimendo timori per la propria sicurezza e quella della sua famiglia, il che aggiunge ulteriore gravità alla situazione.

Le informazioni fornite sono ora sotto l’attenzione delle autorità giudiziarie, che stanno valutando l’impatto di queste nuove prove sull’inchiesta in corso. La questione rimane delicata e complessa, con la verità che continua a sfuggire, mentre la famiglia Attanasio e il pubblico attendono risposte definitive su quanto accaduto in quel tragico giorno in Congo.

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