Cruz ambisce alla Casa Bianca: si apre la sfida nel movimento Maga

Franco Fogli

Novembre 17, 2025

Il senatore repubblicano Ted Cruz sta delineando il suo percorso verso una possibile candidatura presidenziale nel 2028, con un chiaro obiettivo: confrontarsi direttamente con Tucker Carlson, ex conduttore di Fox News e figura di spicco del movimento Maga. Cruz si presenta come il rappresentante dei repubblicani “tradizionali” e sostiene una posizione interventista, in netto contrasto con le idee isolazioniste di Carlson. Questa dinamica è stata analizzata da Axios, in un articolo di Alex Isenstadt, evidenziando uno scontro che potrebbe alterare gli equilibri interni al partito.

Una sfida al cuore del trumpismo

Il senatore Cruz, attualmente presidente della commissione Commercio del Senato, sta cercando di prendere le distanze dall’isolazionismo promosso da Carlson, accusandolo di antisemitismo e di posizioni estremiste in materia di politica estera. Questo confronto lo porta inevitabilmente a incrociare il cammino del vicepresidente JD Vance, alleato di Carlson e considerato il favorito per la nomination repubblicana nel 2028. La questione cruciale riguarda la frattura all’interno del movimento Maga, in particolare in relazione a Israele. Cruz, in un’intervista con Axios, ha sottolineato la sua responsabilità di esprimersi anche quando le sue posizioni sono scomode. Ha dichiarato: “Quando emergono idee pericolose e fuorvianti nella nostra stessa area politica, non possiamo voltare lo sguardo. Non esiterò a denunciare chi diffonde retoriche distruttive e vili che minacciano i nostri principi e il nostro futuro”.

Carlson, d’altro canto, ha liquidato le accuse con sarcasmo, definendo l’operazione di Cruz una “mossa esilarante” e augurandogli “buona fortuna” in un messaggio inviato ad Axios.

Attacchi ripetuti, in pubblico e in privato

Negli ultimi tempi, Cruz ha intensificato le sue critiche nei confronti di Carlson, utilizzando i social media, discorsi rivolti a finanziatori repubblicani e interventi alle convention conservatrici. A giugno, il senatore era stato ospite del “Tucker Carlson show”, un podcast lanciato dopo il licenziamento del giornalista da Fox News, dove ha criticato aspramente Carlson per aver condannato un attacco missilistico ordinato da Trump contro un sito del programma nucleare iraniano. In altre occasioni, ha messo in discussione le posizioni di Carlson riguardo alla guerra a Gaza e agli aiuti statunitensi all’Ucraina contro la Russia, affermando che “è impazzito, è fuori strada”.

Recentemente, Cruz ha accusato Carlson di antisemitismo, in particolare per un’intervista considerata troppo indulgente verso Nick Fuentes, un suprematista bianco e negazionista dell’Olocausto. Durante un discorso tenuto a fine ottobre davanti alla Republican Jewish Coalition, Cruz non ha usato mezzi termini, definendo Carlson un “codardo” e “complice del male” per aver dato spazio a Fuentes.

I repubblicani temono lo scontro con Vance

Nonostante la strategia di Cruz tenda a riposizionare il partito sulla politica estera, il cammino si preannuncia difficile. Molti finanziatori influenti del partito non sono entusiasti all’idea di opporsi alla Casa Bianca di Trump e di sostenere un candidato alternativo come Vance. A differenza di Carlson, il vicepresidente ha preso una posizione chiara contro Fuentes, definendolo “un perdente totale”, soprattutto dopo che Fuentes ha rivolto insulti razzisti verso la moglie di Vance, Usha, di origini indiane.

Media e politica

Un aspetto significativo di questa contesa è che non si svolge solo all’interno del GOP, ma coinvolge anche figure esterne ai ranghi istituzionali, come Carlson, che esercita un’influenza superiore a quella di molti parlamentari. La necessità di Cruz di posizionarsi rispetto a un commentatore conservatore evidenzia il peso politico assunto dai grandi ecosistemi mediatici della destra americana, capaci di mobilitare milioni di ascoltatori e influenzare segmenti significativi dell’elettorato Maga.

La competizione per il 2028 si sviluppa non solo nei corridoi del partito, ma anche nel campo dell’informazione alternativa, dove endorsement, scontri pubblici e narrazioni ideologiche possono determinare consensi tanto quanto i tradizionali apparati politici.

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