Il Tribunale del Riesame di Brescia ha recentemente annullato il sequestro dei dispositivi informatici appartenenti a Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia, accusato di corruzione in atti giudiziari legati al caso Garlasco. L’azione legale ha preso piede a seguito di un’inchiesta che ha messo sotto la lente di ingrandimento un presunto favore a favore di Andrea Sempio, che nel 2017 era stato archiviato e ora è nuovamente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.
Il sequestro, avvenuto il 26 settembre 2025, ha coinvolto undici dispositivi elettronici, tra cui computer e cellulari. Il Tribunale ha stabilito che il sequestro probatorio, emesso dal pubblico ministero il 24 ottobre, è stato annullato, ordinando la restituzione dei beni sequestrati. Questo provvedimento non riguarda solo Venditti, ma anche due ex carabinieri, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, che erano parte della squadra di polizia giudiziaria di Venditti.
La decisione di annullare il sequestro rappresenta il terzo colpo per Venditti in questa serie di indagini, che include anche l’inchiesta sul cosiddetto “sistema Pavia“, dove è accusato di corruzione e peculato. Tuttavia, nonostante l’annullamento, Venditti non può ancora rientrare in possesso dei dispositivi, poiché pende un incidente probatorio per analizzare il materiale contenuto attraverso parole chiave.
Il contesto dell’inchiesta
L’inchiesta condotta dalla Procura di Brescia si concentra su presunti legami tra gli inquirenti e la famiglia Sempio, nonché su eventuali versamenti di denaro agli inquirenti tramite terzi. La Procura sostiene che all’interno dei dispositivi sequestrati siano contenuti elementi utili a provare la corruzione, ma finora non ha fornito indicazioni concrete sulle parole chiave necessarie per la ricerca delle prove.
La richiesta di accesso a undici anni di informazioni contenute nei dispositivi informatici di Venditti include e-mail, messaggi e foto, oltre a chat che potrebbero essere state cancellate. La Procura di Brescia, guidata dal procuratore capo Francesco Prete, ha espresso l’intenzione di approfondire le “anomalie” che coinvolgono i due ex carabinieri, Spoto e Sapone, che sono indagati nell’ambito di un’inchiesta che li vede non accusati.
In caso di insoddisfazione per l’esito del Riesame, non è escluso che la Procura possa decidere di presentare ricorso in Cassazione, in attesa di chiarimenti sulle motivazioni del giudice Giovanni Pagliuca.
Le implicazioni legali per gli ex carabinieri
Per quanto riguarda gli ex carabinieri Sapone e Spoto, la decisione del Tribunale del Riesame offre loro la possibilità di riottenere i dispositivi sequestrati a fine settembre. Entrambi, pur essendo coinvolti nell’inchiesta, non risultano indagati. La loro posizione si distingue da quella di Venditti, la cui situazione legale continua a essere complessa, data la sua implicazione in più inchieste.
L’attenzione mediatica sul caso Garlasco rimane alta, con ripercussioni significative per tutti i soggetti coinvolti. La Procura di Brescia si trova a dover gestire una situazione delicata, in cui la trasparenza e la correttezza delle indagini sono sotto scrutinio. La questione della corruzione e delle modalità di conduzione delle indagini rappresenta un tema di grande rilevanza, non solo per il caso specifico, ma per l’intero sistema giudiziario.
Le prossime mosse della Procura e le reazioni degli ex carabinieri potrebbero influenzare non solo l’esito dell’inchiesta, ma anche la fiducia pubblica nelle istituzioni coinvolte. La situazione si evolve in un contesto in cui la giustizia deve affrontare le sfide legate alla trasparenza e all’integrità , elementi essenziali per il funzionamento di un sistema legale equo e giusto.
