Oggi, domenica 16 novembre 2025, il Cile si prepara a una giornata cruciale per il suo futuro politico, con le elezioni che vedranno il paese al voto per eleggere un nuovo Parlamento e un nuovo presidente. Il successore di Gabriel Boric, il giovane ex leader del movimento studentesco, affronterà il compito di risollevare un tasso di approvazione che attualmente si attesta al 30%, una situazione che ha reso il suo mandato particolarmente difficile.
Jeannette Jara, 51 anni, esponente del Partito Comunista e già ministra del Lavoro nel governo Boric, ha vinto le primarie della sinistra lo scorso giugno. Questo passaggio è stato necessario poiché la Costituzione cilena impedisce mandati presidenziali consecutivi. Jara si presenta come una figura di riferimento per i lavoratori meno protetti, promettendo riforme significative nel campo della sanità pubblica e dell’istruzione, oltre a garantire una vita dignitosa per tutti i cileni.
I pronostici per le elezioni
Le previsioni per il primo turno di oggi indicano che Jara potrebbe ottenere tra il 25% e il 30% dei voti, un risultato che, sebbene la collochi in testa, potrebbe non essere sufficiente per evitare un secondo turno. Questo è dovuto al fatto che la destra cilena non ha svolto primarie, il che significa che diversi candidati si contenderanno i voti. Tre di loro, in particolare, hanno buone possibilità di accedere al ballottaggio previsto per il 14 dicembre. Le proiezioni suggeriscono che i candidati di destra potrebbero complessivamente avvicinarsi al 50% dei voti, aprendo così la strada a un possibile ritorno della destra al potere.
I candidati di destra
Il principale candidato della destra è Josè Antonio Kast, 59 anni, leader dell’ultradestra del Partito Repubblicano. Kast, che ha già tentato la corsa presidenziale quattro anni fa, promette di combattere contro il crimine e l’immigrazione, ispirandosi a modelli come quello di Donald Trump. I sondaggi lo indicano come secondo dopo Jara in questa fase. Un altro candidato che ha guadagnato attenzione è Johannes Kaiser, deputato del Partito Libertario Nazionale e noto youtuber, che ha attirato l’attenzione per il suo stile di campagna poco convenzionale, simile a quello del presidente argentino Javier Milei.
Evelyn Matthei, economista di 70 anni e ex sindaca, rappresenta una forma di destra più tradizionale, ma ha visto il suo supporto diminuire nelle ultime settimane. Infine, Franco Parisi, ingegnere ed economista indipendente, ha mostrato segnali di crescita nei sondaggi, dopo aver ottenuto un buon risultato alle elezioni del 2021.
La campagna elettorale di Jeannette Jara
Nonostante le previsioni poco favorevoli per il ballottaggio, Jara ha condotto una campagna focalizzata sui diritti dei lavoratori, promettendo riforme significative per migliorare la vita dei cileni. Ha paragonato il suo impegno a quello del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, per la difesa degli interessi dei lavoratori.
Jara ha un passato che la rende vicina alla gente: cresciuta in un quartiere popolare di Santiago, ha iniziato a lavorare giovanissima per supportare la sua famiglia. A 14 anni, si è unita al Partito Comunista, allora illegale, per opporsi al regime di Augusto Pinochet. Questo background la distingue nettamente da Kast, il cui passato familiare è legato a figure del regime di Pinochet.
Kast, dal canto suo, ha costruito la sua campagna attorno a temi come la sicurezza e l’immigrazione, promettendo misure drastiche per affrontare la criminalità , in un contesto in cui oltre l’87% dei cileni percepisce un aumento della criminalità nell’ultimo anno. Con slogan come “Prima i cileni”, Kast ha cercato di attrarre un elettorato preoccupato per la sicurezza e l’immigrazione, promettendo anche misure severe per il controllo delle frontiere.
In queste elezioni, oltre alla scelta del nuovo presidente, si vota anche per rinnovare i 155 seggi della Camera Bassa e 23 dei 50 seggi del Senato. Se la destra dovesse riconquistare il controllo del Parlamento e la presidenza, sarebbe un evento storico, il primo dalla fine della dittatura di Pinochet negli anni Novanta. Inoltre, la nuova legge che rende obbligatorio il voto potrebbe portare a una maggiore affluenza rispetto al passato, con l’astensione che nel 2021 aveva raggiunto il 53%.
