Omicidio di Giulia Cecchettin: confermato l’ergastolo per Filippo Turetta

Marianna Ritini

Novembre 14, 2025

La vicenda giudiziaria di Filippo Turetta si conclude con la conferma della condanna all’ergastolo, come stabilito dalla Corte d’assise d’appello di Mestre. L’udienza si è tenuta il 14 novembre 2025, e ha avuto come oggetto la formalizzazione della rinuncia all’appello sia da parte della Procura generale di Venezia che dello stesso imputato, che ha confessato l’omicidio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin. Questo evento segna la chiusura definitiva del caso legato al delitto avvenuto l’11 novembre 2023, senza ulteriori ricorsi alla Cassazione.

La condanna e il processo

Nell’aula bunker di Mestre, il giudice Michele Medici ha presieduto l’udienza in cui è stata formalizzata la rinuncia all’appello. Filippo Turetta, 23 anni, non era presente fisicamente, essendo detenuto nel carcere di Verona. I legali di Turetta, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, hanno rappresentato l’imputato durante la seduta. Il giovane aveva già rinunciato ai motivi d’appello il 14 ottobre 2025, e il 6 novembre successivo, anche l’accusa ha accettato il verdetto di primo grado emesso il 3 dicembre 2024. In tale sentenza, Turetta è stato riconosciuto colpevole di omicidio premeditato, ma le aggravanti della crudeltà e dello stalking sono state escluse.

Nella sua lettera, Turetta ha espresso il suo rammarico per l’omicidio, affermando di pentirsi “ogni giorno sinceramente dal profondo del cuore”. Questo percorso legale si chiude, consentendo all’imputato di concentrare le sue energie su un approccio di giustizia riparativa, introdotto dalla riforma Cartabia. Tale approccio prevede un coinvolgimento diretto delle parti coinvolte, attraverso un percorso di ascolto e riconoscimento delle proprie azioni, senza sostituire la condanna ma integrandola.

Giustizia riparativa e parole del padre della vittima

Filippo Turetta ha manifestato l’intenzione di intraprendere un percorso di giustizia riparativa, ma solo con il consenso del padre di Giulia Cecchettin. Sebbene la legge consenta di presentare tale istanza anche senza il consenso, il giovane ha scelto di rispettare la volontà della famiglia della vittima. Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha commentato la decisione di non presentare appello, affermando che “non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto”. Le sue parole evidenziano la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e le responsabilità accertate.

Gino Cecchettin ha inoltre sottolineato l’importanza di fermarsi dopo una lunga battaglia legale, definendo questo atto come un segno di pace interiore e maturità. Ha anche espresso la sua volontà di guardare avanti, affermando che l’unico modo per onorare la memoria di Giulia è costruire qualcosa di buono in suo nome. La sua riflessione mette in luce come la giustizia debba concentrarsi sull’accertamento dei fatti piuttosto che sul tentativo di placare il dolore.

In questo contesto, la vicenda di Filippo Turetta si chiude, lasciando spazio a una riflessione più ampia sulla giustizia e sulla responsabilità personale.

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