Il 2025 segna un anno di fervente dibattito culturale in Italia, con il giornalista e attivista politico Mario Adinolfi che presenta il suo nuovo libro “Wokismo e islamismo”. In un’intervista rilasciata all’agenzia Adnkronos, Adinolfi esplora la connessione tra due fenomeni sociali di grande attualità : il wokismo e il fondamentalismo islamista. Secondo lui, queste due correnti, apparentemente opposte, hanno trovato una sorprendente convergenza, un fenomeno che egli considera una manifestazione di una dinamica storica e culturale mirata a minare le fondamenta della tradizione occidentale giudaico-cristiana.
Il wokismo come subcultura fragile
Nel corso della conversazione, Adinolfi definisce il wokismo come una “subcultura fragile”. La sua affermazione solleva interrogativi sulla ragione della sua diffusione in molte società occidentali, inclusa l’Italia. Secondo il giornalista, il wokismo è arrestabile, ma il suo avanzamento è frenato dalla mancanza di coraggio politico. Adinolfi osserva che in Italia manca una chiara delimitazione dei confini di questa ideologia. Prendendo spunto dall’esempio di Donald Trump, che al suo primo giorno da presidente ha firmato un ordine esecutivo per definire i generi, Adinolfi sottolinea l’importanza di atti politici concreti per affrontare questa sfida culturale. La paura di essere criticati dalla sinistra ha portato a un immobilismo che, a suo avviso, alimenta l’intimidazione culturale e permette al wokismo di prosperare.
Convergenza tra wokismo e islamismo
Adinolfi affronta anche il tema della convergenza culturale e politica tra wokismo e islamismo. Egli fa un parallelo con eventi storici del Novecento, come il Patto Ribbentrop-Molotov, dove ideologie opposte si sono unite contro un nemico comune. In questo contesto, il nemico attuale è rappresentato dall’orizzonte giudaico-cristiano. Adinolfi cita manifestazioni universitarie americane dove si vedono bandiere arcobaleno e simboli islamisti affiancati, evidenziando una saldatura culturale che sfida le convenzioni.
Minori e autodeterminazione: una questione cruciale
Un tema centrale del libro e del dibattito pubblico di Adinolfi è il trattamento dei minori e l’affermazione di genere. Egli evidenzia un fenomeno preoccupante negli Stati Uniti, dove 300.000 minorenni sono stati trattati con bloccanti della pubertà in un decennio. Adinolfi, che trascorre parte dell’anno negli Stati Uniti, descrive questa pratica come un automatismo culturale. Sottolinea che, mentre in Italia il dibattito è meno acceso, ci sono situazioni gravi, come la somministrazione di triptorelina a bambini di meno di dieci anni. La sua posizione è chiara: prima dei 18 anni, l’identità è instabile e lo Stato deve intervenire per proteggere il bene dei minori.
La battaglia culturale e il ruolo della scuola
Adinolfi afferma che la sua battaglia culturale deve partire dalla scuola, considerata il fondamento dell’identità nazionale. Propone l’inserimento di tradizioni come il Presepe nelle classi scolastiche, sostenendo che la storia culturale del Paese non può essere cancellata per non offendere altre tradizioni. La paura di affermare la propria identità è, secondo lui, una delle principali problematiche che affliggono la società italiana.
Le aziende e la cultura woke
Il giornalista critica le grandi aziende per la loro adesione alla cultura woke, motivata dalla paura di perdere opportunità di business. Adinolfi osserva come le corporation siano state influenzate da lobby piccole ma potenti, portando alla cancellazione di piattaforme come Parler. Tuttavia, con il cambiamento di atteggiamento di alcune aziende, c’è una crescente consapevolezza che la lobby che sostiene il wokismo è minoritaria.
Il governo e la libertà di espressione
Adinolfi accusa il governo italiano di non avere il coraggio di difendere la libertà di espressione. Fa riferimento a una recente delibera dell’AgCom che prevede sanzioni per gli influencer accusati di hate speech, sottolineando il rischio di censura. Chiede un intervento deciso da parte di un governo di centrodestra, evidenziando come in altri Paesi, come nel Regno Unito, siano state adottate misure più rigorose riguardo ai farmaci per la transizione di genere.
Un panorama culturale in evoluzione
Infine, Adinolfi riflette sulla situazione della cultura anti-woke in Italia, confrontandola con quella degli Stati Uniti, dove esistono figure come Joe Rogan e Ben Shapiro. Sottolinea la presenza di una rete editoriale e culturale che lo sostiene, menzionando il sostegno ricevuto durante la sua candidatura premier. Egli cita Giuseppe Cruciani come un esempio di voce contro il politicamente corretto, evidenziando un fermento culturale che potrebbe portare a un cambiamento significativo anche in Italia.
La discussione di Mario Adinolfi, ricca di spunti e provocazioni, continua a stimolare un dibattito intenso sulla direzione culturale del Paese e sulla difesa della tradizione occidentale.
