La Commissione Europea ha avviato un’importante indagine su Google in data 13 novembre 2025, con l’obiettivo di verificare se l’azienda rispetti le condizioni “eque, ragionevoli e non discriminatorie” per l’accesso ai siti web degli editori, come stabilito dal Digital Markets Act (DMA). Questa iniziativa è stata avviata a seguito di un monitoraggio che ha evidenziato come Google, attraverso la sua politica contro gli abusi della reputazione dei siti web, possa penalizzare i contenuti di media e editori nei risultati di ricerca, specialmente quando questi siti presentano contenuti di partner commerciali.
Il contesto dell’indagine
L’indagine della Commissione si concentra sulla politica di declassamento dei siti web applicata da Google. Secondo l’azienda, tale politica è volta a combattere le pratiche che tentano di manipolare il posizionamento nei risultati di ricerca. Tuttavia, la Commissione ha sollevato interrogativi riguardo all’impatto di questa politica sulle normali attività commerciali degli editori. In particolare, si sta indagando se il declassamento dei contenuti possa limitare la libertà degli editori di monetizzare i propri contenuti e di collaborare con fornitori terzi.
La Commissione teme che l’operato di Google possa ostacolare pratiche commerciali consolidate nel mondo digitale, come la monetizzazione attraverso coupon e altre forme di promozione, che sono state trasferite dal mondo fisico a quello online. Durante un briefing con la stampa, il portavoce della Commissione, Thomas Regnier, ha sottolineato che il declassamento dei contenuti editoriali può comportare una significativa perdita di entrate e visibilità per gli editori, invitando Google a garantire un trattamento equo e non discriminatorio dei contenuti.
Possibili conseguenze per Google
L’indagine, attualmente in fase preliminare e di natura inquisitoria, avrà una durata massima di 12 mesi. Se emergessero elementi di non conformità , Alphabet, la società madre di Google, potrebbe essere chiamata a implementare misure correttive. Le sanzioni per eventuali infrazioni potrebbero variare, arrivando fino al 10% del fatturato annuo globale dell’azienda, e al 20% in caso di infrazioni ripetute. In situazioni gravi, si potrebbe anche considerare di obbligare Alphabet a vendere parte delle proprie attività o a limitare l’acquisto di ulteriori servizi.
L’inchiesta rappresenta un passo significativo per la Commissione Europea, che intende garantire che le piattaforme digitali operino in modo equo nei confronti degli editori e non compromettano la loro capacità di operare nel mercato.
Le parole del Sottosegretario all’Editoria
Il Sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, ha commentato l’apertura dell’indagine, affermando che è fondamentale per l’Europa verificare se le piattaforme over the top rispettino gli spazi riservati all’informazione professionale e di interesse pubblico. Barachini ha evidenziato come questa questione sia stata sollevata anche durante l’ultimo vertice a Copenhagen, con i ministeri dei media e della cultura europei. La posizione del governo italiano è chiara: è necessario garantire che le pratiche commerciali nel settore dell’informazione siano protette e che gli editori possano operare senza restrizioni ingiustificate da parte delle grandi piattaforme digitali.
Questa indagine rappresenta una tappa cruciale nel monitoraggio delle pratiche di mercato delle piattaforme digitali e il loro impatto sul panorama informativo europeo.
