Assegno unico universale: novità su Isee e importi per le famiglie nel 2025

Lorenzo Di Bari

Novembre 13, 2025

L’analisi dell’avvocata Lilla Laperuta, specialista in Diritto del lavoro e contratti pubblici, mette in evidenza un cambiamento significativo per le famiglie italiane in merito all’Assegno unico universale. Con la manovra finanziaria prevista per il 2026, si prevede un incremento medio di circa 10 euro al mese per ogni nucleo familiare avente diritto a questo contributo. Laperuta sottolinea come questo aiuto economico mensile sia destinato a tutte le famiglie con figli a carico, fino ai 21 anni, purché in formazione o con un reddito inferiore a 8.000 euro. Non ci sono limiti di età per i figli con disabilità, un aspetto cruciale per molte famiglie.

Novità e cifre dell’assegno unico

Con la manovra del 2026, l’Assegno unico universale vedrà modifiche che porteranno a un incremento medio di circa 10 euro al mese per famiglia. L’avvocata Laperuta evidenzia che ci saranno aumenti anche più significativi per coloro che, grazie ai nuovi criteri, rientreranno in fasce Isee più basse. Questo cambiamento rappresenta un passo importante per garantire un maggiore sostegno economico alle famiglie italiane.

I nuovi coefficienti per il calcolo dell’isee

Un aspetto fondamentale della riforma riguarda la scala di equivalenza Isee. A partire dal 2026, si introdurranno maggiorazioni aggiuntive per i nuclei con più figli. I nuovi coefficienti prevedono un incremento di +0,10 per due figli, +0,25 per tre figli, +0,40 per quattro figli e +0,55 per cinque o più figli. Queste modifiche aumenteranno il “peso” dei figli nel calcolo dell’Isee, consentendo così un valore complessivo più basso. Un Isee ridotto si traduce in accesso a importi più elevati dell’Assegno unico e ad altre prestazioni sociali agevolate.

Modifiche riguardanti la prima casa

Un altro cambiamento significativo è rappresentato dall’adeguamento della soglia di esclusione dal patrimonio immobiliare per la prima casa. Questa soglia passerà da 52.500 a 91.500 euro, con un incremento di 2.500 euro per ogni figlio a partire dal secondo. Le famiglie che possiedono la casa in cui vivono, in particolare quelle con più figli, beneficeranno di una riduzione media dell’Isee fino a 3.300 euro. Inoltre, le maggiorazioni per i figli con meno di 21 anni subiranno piccoli incrementi nel 2026, garantendo un ulteriore supporto alle famiglie con figli non autosufficienti e con disabilità.

Integrazioni e bonus per le famiglie

L’avvocata Laperuta fa presente che rimarranno in vigore le integrazioni variabili in base all’Isee. Per i figli successivi al secondo, l’importo oscillerà da 99,4 euro per le famiglie con Isee più basso fino a 17,5 euro per quelle appartenenti alla fascia più alta. Inoltre, il bonus destinato al secondo percettore di reddito ammonterà a 35 euro per la fascia Isee minima, con una progressiva diminuzione per gli scaglioni superiori.

Fasce di reddito e impatti attesi

Dal 2026, l’Assegno unico sarà articolato in tre fasce Isee aggiornate: Fascia A, fino a 17.520 euro; Fascia B, tra 17.520 e 46.000 euro; Fascia C, oltre 46.000 euro. Gli importi mensili aumenteranno in base alla rivalutazione Istat, con un importo massimo che passerà da 201 a 204,4 euro e un importo minimo che salirà da 57,5 a 58,5 euro. Si prevede che molte famiglie cambieranno fascia, con circa il 5% di quelle attualmente in fascia B che passeranno in fascia A e oltre il 10% delle famiglie in fascia C che scenderanno in fascia B. Le stime indicano che chi cambierà fascia potrà ricevere fino a 15-20 euro in più al mese per figlio. Per ricevere l’importo aggiornato, sarà necessario presentare la nuova Dichiarazione Sostitutiva Unica entro il 30 giugno 2026.

Assegno unico anche per i nonni

Un’importante novità giuridica è emersa grazie a una sentenza della Corte di Cassazione del 29 ottobre 2025, che ha stabilito il diritto all’assegno per il nucleo familiare in favore di un minore che vive con la nonna, figura in grado di fornirne il sostentamento. Questo caso ha avuto origine da un ricorso presentato dall’Inps contro una sentenza della Corte d’Appello di Lecce, che aveva già riconosciuto il diritto alla ricorrente. La Corte ha chiarito che il requisito della “vivenza a carico” non si limita alla semplice convivenza, ma richiede la dimostrazione di un mantenimento continuativo da parte del richiedente.

La Corte ha preso in considerazione vari elementi, tra cui la stabilità della convivenza del minore con la nonna, il suo ruolo esclusivo nel mantenimento del nipote e l’assenza di sostegno da parte dei genitori. Questo orientamento giurisprudenziale conferma l’importanza del supporto familiare nel garantire il benessere dei minori.

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